Una proposta per applicare il Daspo, già previsto per gli ultras protagonisti di scontri, anche ai manifestanti “violenti”. L’hanno presentata i sindacati di Polizia all’incontro con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, trovando – dicono i rappresentanti – “disponibilità a valutare la misura”. L’apertura ha subito fatto insorgere le associazioni degli studenti e Alleanza Verdi Sinistra che parlano di una soluzione “inaccettabile” e di un “terreno pericoloso”. Qualcosa di “vergognoso” per Uds. L’idea è arrivata sul tavolo di Palazzo Chigi – dove erano presenti anche il sottosegretario Alfredo Mantovano e il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi – insieme a tutela legale per gli agenti, bodycam, distanza di sicurezza tra manifestanti e forze dell’ordine.
La conferma del Sap – Il segretario generale del Sap, Stefano Paoloni, ha spiegato che da parte della presidente Meloni “c’è stata la richiesta di condividere le nostre proposte anche in vista dei prossimi decreti sicurezza” e di seguito la “disponibilità a valutare le misure”. Una posizione non smentita dal governo che da giorni sta sostanzialmente difendendo in toto l’operato delle forze dell’ordine in occasione delle manifestazioni, compresa quella di Pisa nella quale sono stati manganellati e feriti 17 studenti, tredici dei quali minorenni. Ancora durante l’incontro, Meloni è tornata a definire “ingiusta” la “sistematica campagna di denigrazione alla quale siete stati sottoposti”. Quindi ha tratteggiato un “clima preoccupante” figlio a suo dire della “necessità di attaccarmi e attaccare il governo”.
Avs: “Terreno pericoloso” – La possibilità che il governo avalli il Daspo proposto dai sindacati di Polizia è “un terreno pericoloso” secondo il capogruppo di Avs in Commissione Affari costituzionali della Camera, Filiberto Zaratti. “Non si possono vietare i diritti costituzionali sulla libertà di manifestare il proprio pensiero attraverso un atto amministrativo come è il Daspo – spiega il deputato di Avs – Auspichiamo che il governo non voglia avventurarsi lungo questa strada di contrapposizione frontale verso chi sente il bisogno di manifestare”.
Gli studenti: “Inaccettabile” – La coordinatrice della Rete degli studenti medi del Lazio, Tullia Nargiso, ricorda che dopo i fatti di Pisa “non ci aspettavamo che da un tavolo di confronto così importante emergesse una richiesta che punta ancora alla repressione, anziché all’introduzione dei codici identificativi, che oltre a proteggere i manifestazioni, tutelano le forze dell’ordine”. Per la rappresentante degli studenti è “inaccettabile” e chiede “una reale presa di responsabilità da parte del governo”. Toni simili dall’Unione degli studenti che parla di proposta “vergognosa”.
L’Uds chiede i codici identificativi – La coordinatrice Bianca Chiesa sottolinea come la proposta arrivi “a seguito di una serie di episodi che dimostrano che violenti non sono gli studenti ma le forze dell’ordine” impiegate nelle manifestazioni di piazza. “Sono anni che denunciamo la sproporzionata ed esagerata violenza delle forze dell’ordine contro i manifestanti pacifici che scendono in piazza esercitando i loro diritti – aggiunge – Servono invece codici identificativi sulle divise e sui caschi delle forze dell’ordine mentre il governo inasprisce le misure repressive”. Disapprovazione anche da parte dell’Udu: per gli universitari si tratta di una iniziativa “fuori luogo” perché “il diritto alla libertà di manifestazione è sacro e il governo Meloni deve smettere di tentare di incrinarlo”.
Cos’è il Daspo – Il Daspo è un provvedimento amministrativo – introdotto nel 2007 – che vieta l’ingresso alle manifestazioni sportive a chi si rende protagonista di scontri e violenze durante gli eventi sportivi o lungo i tragitti che conducono agli impianti di gioco. La misura viene disposta subito, senza attendere l’esito delle indagini penali. Nel corso degli anni è stato più volte limato, perfino su richiesta dello stesso Viminale. Una modifica del 2014, attuata dal governo Renzi, eliminava alcune ambiguità del testo che – se interpretate in maniera estensiva – rischiavano di trasformare i divieti di ingresso allo stadio in una misura “a vita”, quindi non basata sulla “pericolosità attuale” dei destinatari. Il decreto Sicurezza 2, voluto da Matteo Salvini quando era ministro dell’Interno del governo Conte I, ha ulteriormente modificato la normativa estendendo la durata massima a 10 anni in caso di recidiva e ampliando i campi applicativi con il cosiddetto “Daspo urbano”.