Un emendamento per assimilare le Segnalazioni di operazioni sospette (Sos) agli atti d’indagine, assoggettandole al segreto investigativo e vietando alla stampa di pubblicarne il contenuto. È la nuova “creatura” allo studio di Enrico Costa, deputato e responsabile Giustizia di Azione, già inventore di varie contestate misure di stampo ultra-garantista (dal fascicolo per la valutazione dei magistrati al divieto di riportare testualmente le ordinanze di custodia cautelare). Parlando con l’Ansa dell’indagine in corso a Perugia – in cui il finanziere Pasquale Striano e il pm Antonio Laudati sono accusati di oltre ottocento accessi abusivi al sistema delle Sos – Costa annuncia di voler presentare una proposta di modifica al pacchetto Sicurezza, ddl governativo ora all’esame della Commissione Giustizia della Camera, per far sì che le segnalazioni sui movimenti di denaro sospetti, trasmesse dalla Banca d’Italia alla Guardia di Finanza e alla Procura nazionale antimafia, “vengano coperte dal massimo segreto fin dall’inizio. Nel 2023 ci sono state 150mila segnalazioni di operazioni sospette, per la stragrande maggioranza finite nel nulla. È incivile che finiscano sui giornali”, attacca. L’obiettivo del deputato è estendere il segreto investigativo – disciplinato dall’articolo 329 del codice di procedura penale – anche alle (molte) segnalazioni che non entrano mai a far parte di un fascicolo d’indagine: per esempio quella pubblicata dal Domani sui compensi versati dal colosso delle armi Leonardo all’attuale ministro della Difesa Guido Crosetto.

Proprio da un esposto di Crosetto è stata aperta l’inchiesta perugina, nell’ambito della quale sono indagati anche tre giornalisti del quotidiano di Carlo De Benedetti (Giovanni Tizian, Stefano Vergine e Nello Trocchia). “Spessissimo queste segnalazioni si rivelano infondate ed è pazzesco che nel frattempo finiscano sui giornali, rovinando persone anche nel caso in cui non ci sia alcuna rilevanza penale. Non si può chiamare questo giornalismo d’inchiesta. Va rispettata la privacy di tutti sempre”, incalza Costa. Secondo il deputato, “il professionista, la banca o l’intermedario” che segnalano le operazioni sospette a Bankitalia (da cui poi vanno a finire all’autorità giudiziaria, lo fanno “perchè hanno paura delle sanzioni. Ci sono delle conseguenze se non segnali. Ma le sanzioni non scattano, ad esempio, se fai una segnalazione sbagliata”. Costa ricorda che “nel momento in cui tali atti sfociano nelle indagini preliminari sono coperti dal segreto, come previsto dal codice, ma nel momento in cui si trovano ancora nell’ambito amministrativo è necessario prevederne la secretazione perché è capitato che finissero sui giornali senza alcuna conseguenza per chi li ha pubblicati”. Per questo, spiega, “è necessario prevedere un regime rigoroso di segretezza perchè, anche se possono non avere un rilievo penale, sono elementi comunque che possono infangare le persone”.

Una posizione su cui già si allinea Forza Italia: “Costa non dice cose fuori luogo”, gli concede il capogruppo alla Camera, Paolo Barelli. “Lo Stato deve mettere in campo tutti i mezzi per combattere criminalità e malaffare, ma deve farlo legittimamente, con l’autorizzazione e il responsabile controllo delle autorità competenti e con gli apparati che lavorano nella dovuta riservatezza”, afferma. Mentre il senatore Pierantonio Zanettin, capogruppo azzurro in Commissione Giustizia a palazzo Madama, si spinge a suggerire al collega il provvedimento più adatto in cui infilare l’emendamento: “Credo che il decreto sulla cybersicurezza varato dal governo e ora all’esame della Camera potrebbe essere un luogo giusto in cui inserire la norma per evitare che fatti come questo si ripetano”, dice. E lega il tema dei presunti dossieraggi a quelli delle intercettazioni tramite trojan e dei sequestri di dispositivi: “C’è un fil rouge che lega l’accesso abusivo alle banche dati, ai telefoni e agli smartphone e che fotografa l’intera vita anche la più intima dei cittadini coinvolti. È evidente che nella normativa attuale ci siano pertanto delle smagliature che vanno corrette con una norma ad hoc. Una norma che tuteli maggiormente la privacy dei cittadini”, spiega. E anche la Lega, con il vicesegretario Andrea Crippa, si dice “d’accordo” con la proposta Costa: “L’inchiesta sullo spionaggio è agghiacciante, andremo fino in fondo anche per capire chi sono i mandanti. Aspettiamo di capire cosa riferiranno al Copasir (il procuratore di Perugia Raffaele Cantone e il procuratore nazionale Antimafia Giovanni Melillo hanno chiesto di essere ascoltati, ndr) e poi capiremo anche quali provvedimenti prendere e quali correttivi apporre alle leggi, perché evidentemente ci sono delle leggi che non funzionano”.

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