Le vicende del parco regionale abruzzese del Sirente-Velino non conoscono tregua. Dopo la legge regionale del 2021 che riperimetrava l’area protetta riducendola di circa 6400 ettari, oltre il 10% della superficie complessiva (legge poi bocciata dalla Corte Costituzionale nel 2022), torna alla ribalta la preoccupante progettualità che investe i Piani di Pezza, un altopiano glaciale e carsico-alluvionale che si estende per circa 5,5 km in lunghezza e 3 in larghezza ad una quota compresa tra i 1.400 e i 1.550 m all’interno del Parco.
L’area dei Piani si trova in posizione baricentrica rispetto alle circostanti stazioni sciistiche di Campo Felice e Monte Magnola, e dagli anni 80 in poi gli interventi sul territorio sono sempre stati sostanzialmente finalizzati al loro collegamento; l’asfaltatura da Rocca di Mezzo a Vado di Pezza ha consentito l’intensificarsi degli afflussi automobilistici ai Piani (senza regolamentazione), poi la costruzione del Rifugio del Lupo a cui sono seguite altre edificazioni adiacenti, anche i 5 km di strada sterrata che percorrono da est ad ovest i Piani di Pezza sono aperti al traffico privato senza alcun tipo di limitazione.
Nel 2016 l’approvazione della delibera regionale per l’ampliamento dei due bacini sciistici, compresi nel Parco, riteneva strategico il progetto di collegamento sci ai piedi tra le stazioni di Campo Felice, Rocca di Cambio e Ovindoli Monte Magnola per lo sviluppo e la valorizzazione turistica, attraversando i Piani di Pezza. A chiudere il cerchio il Comune di Rocca di Mezzo presentò un progetto per la realizzazione di uno Stadio del Fondo per lo sci nordico con strutture di servizio, parcheggi, impianto di innevamento artificiale e relativo invaso per accumulo dell’acqua necessaria, con infrastrutture amovibili per permettere anche lo svolgimento di gare mondiali; il tutto in un’area tutelata sia dal Parco regionale che dall’Ue trattandosi di zona ZPS (IT 7110130) e ZSC (IT 7110206).
Negli anni l’iter di approvazione del progetto per lo sci di fondo è andato avanti, con l’introduzione di alcune varianti sollecitate per mitigare gli impatti ambientali: ad esempio la non realizzazione dell’impianto di illuminazione e la riduzione della capacità del bacino idrico. I lavori, iniziati verso la metà di luglio del 2023, sono stati interrotti pochi giorni dopo in quanto avviati prima del completamento della procedura di Valutazione di incidenza ambientale (VIncA), impossibilitando di fatto enti, associazioni e comitati a presentare le proprie osservazioni in merito al progetto come previsto dalla legge.
I proponenti hanno liquidato con facilità alcune delle criticità presenti. Di fronte alla richiesta sulla conformità dei lavori eseguiti rispetto al progetto depositato, si parla di “variazioni solo migliorative”; il bacino idrico viene ricavato all’interno del perimetro di una piccola cava dismessa, definita come detrattore ambientale “seppur in fase di lenta ricolonizzazione con presenza molto sporadica di vegetazione pioniera autoctona”; anche se il sito si trova all’interno di un habitat prioritario di interesse comunitario (Natura 2000), “ciò non significa che automaticamente tutto ciò che è ricompreso in tale perimetrazione debba avere tale caratteristica”; sulla presenza di una specie floristica rara, presente in Italia solo in Abruzzo e in pochissime aree tra le quali i Piani di Pezza, “nel luogo del cantiere non si è travolta nessuna specie o habitat” per “osservazione diretta”; in definitiva si tratta di un intervento “i cui lavori sono stati avviati, è vero, prima della pubblicazione della VIncA, ma comunque privi di qualunque capacità di generare incidenza” e quindi “l’esito della procedura non sarebbe stato in alcun modo negativo”.
Quindi si è operato in un’area protetta senza gli obbligatori adempimenti di legge, intaccando un habitat prioritario in fase di rinaturalizzazione, per la realizzazione di strutture che nelle intenzioni potrebbero ospitare anche eventi sportivi (e non solo) di forte impatto antropico. In aggiunta a ciò, una recente comunicazione della locale Amministrazione separata dei beni ad uso civico (ASBUC) sottolinea che “esistono lavori di sbancamento di notevole estensione eseguiti su terreni gravati da uso civico nella non disponibilità dell’amministrazione comunale, senza preventiva sdemanializzazione, senza autorizzazione e pertanto a tutti gli effetti da ritenersi abusivi”.
Intanto il 10 marzo ci saranno le elezioni regionali abruzzesi, e l’8-9 giugno le comunali a Rocca di Mezzo.