I tassi della zona euro rimangono al 4,5%. Per ora. Lo ha deciso la Banca centrale europea confermando quelle che erano le aspettative della quasi totalità degli analisti. Le attese del resto non erano tanto su questo aspetto, dato per scontato, quanto sulle indicazioni per l’avvio di una politica monetaria più espansiva. In altri termini capire quando i tassi verranno ridotti e con quale percorso. La presidente Christine Lagarde ha ripetutamente spiegato nelle ultime settimane che è troppo presto per considerare vinta la battaglia contro l’inflazione, nonostante il tasso si collochi oggi al 2,6% non distante da quel 2% considerato valore ottimale dalla Bce. Al momento le aspettative prevalenti indicano nel prossimo giugno il periodo più probabile per un nuovo taglio. “Non abbiamo discusso di taglio dei tassi in questa riunione, ma abbiamo solo iniziato a discutere di arretrare la politica restrittiva. Ma ci servono molte più informazioni che arriveranno nei prossimi mesi per essere sufficientemente sicuri” che stiamo raggiungendo il target del 2%”, ha detto Lagarde al termine della riunione del Consiglio direttivo.
Oggi la Bce ha anche tagliato la stima sull’inflazione per l’area euro rispetto alle previsioni di dicembre. Secondo le nuove previsioni, l’inflazione segnerà 2,3% nel 2024 (dal 2,7% precedente), 2% nel 2025 (da 2,1%) e 1,9% nel 2026. Elemento che dovrebbe favorire una politica monetaria più espansiva e ciò spiega il rialzo dei listini azionari seguito all’annuncio. La banca centrale ha anche ridotto le stime sulla crescita per il 2024 allo 0,6% (dallo 0,8% di dicembre). L’attività economica dovrebbe rimanere moderata nel breve periodo, per poi crescere dell’1,5% nel 2025 e dell’1,6% nel 2026, sostenuta inizialmente dai consumi e, in seguito, anche dagli investimenti. Altro elemento che, in teoria, spinge verso una riduzione dei tassi in funzione di sostegno alla crescita economica.
“Anche se gran parte degli indicatori d’inflazione sono ulteriormente rallentati, restano pressioni inflazionistiche interne, specialmente la crescita dei salari“, ha poi puntualizzato Christine Lagarde. “Siamo nel mezzo del processo di disinflaizone, facciamo buoni progressi e siamo più fiduciosi ma non siamo ancora sufficientemente sicuri” del ritorno dell’inflazione all’obiettivo. “Chiaramente ci servono più dati che arriveranno nei prossimi mesi, ne sapremo di più ad aprile e molto di più a giugno“, ha continuato. Lagarde ha poi detto che la Bce agirà in modo indipendente rispetto a quel che farà la Federal Reserve statunitense. Affermazione curiosa visto che un disallineamento eccessivo sulla politica dei tassi tra le due banchi centrali più importanti al mondo ha importanti conseguenze sui cambi e dunque su inflazione e interscambio commerciale. “L’attività economica resta debole, i consumatori continuano a non spendere, gli investimenti restano moderati e le aziende esportano meno, ma i sondaggi indicano una ripresa graduale grazie all’inflazione in calo e agli stipendi che continuano a crescere”, ha aggiunto la banchiera centrale.