Donne e motori, questa volta si comincia a fare sul serio. Nel weekend parte la seconda stagione della F1 Academy, la categoria femminile nata sulle ceneri delle W Series e inaugurata lo scorso anno, non senza qualche passaggio interlocutorio. Guidato da Susie Stoddart Wolff, ex pilota nonché moglie del team principal Mercedes Toto Wolff, si tratta di un campionato fuori dall’orbita FIA, che si interfaccia esclusivamente con Liberty Media. Ma tanto la holding americana viene criticata, a ragione, per la propria politica esageratamente commerciale e affaristica a scapito degli aspetti puramente sportivi della F1, quanto a livello di Academy le va dato atto di operare in senso contrario. La F1 Academy 2024 presenta novità sia formali che sostanziali, unendole a una sinergia con la FIA (specificatamente nella Formula Regional europea, come vedremo) poco presente in altri ambiti. Il tutto per porre le basi necessarie a un movimento cresciuto molto negli ultimi anni, ma ancora agli albori rispetto al mondo nel quale si sta sviluppando.
Piccola premessa: quando si parla di pilote ci si ritrova circondati da un muro di pregiudizi di notevoli proporzioni. Per accorgersene basta osservare il livello dei commenti, non solo in Italia, agli articoli in materia presenti sul web. Uno dei temi più gettonati riguarda la componente fisica, specificatamente una presunta minor resistenza femminile agli sforzi richiesti dalla gara. Ilfattoquotidiano.it ha chiesto un parere a Claudio Gianini, ingegnere strutturista che ha lavorato con Ferrari, Sauber e Toyota: “Purtroppo è una questione esclusivamente culturale. Se forse una volta si poteva parlare della necessità di possedere caratteristiche fisiche da sportivo (però Villeneuve, ad esempio, era poi così prestante? E Lauda?), oggi il discorso non regge più, tra servosterzo, servofreno e cambio assistito. Un tempo si spellavano le mani a sangue per le cambiate. Oggi in F1 c’è Yuki Tsunoda, 54 chili per 1.59 di altezza, e non mi sembra sfiguri al cospetto di altri. Come dicevo, è un fatto culturale. Sta cambiando, perché almeno negli uffici tecnici un po’ più donne si vedono, ma ci vuole tempo, perché questo problema ha costituito, e costituisce ancora, un freno inibitore enorme. Meno ragazze rispetto ai ragazzi provano quella carriera, quindi esistono meno probabilità di trovare una campionessa. È tutto qui”.
Uno dei problemi principali vissuti dalla F1 Academy nella passata stagione è stato quello della visibilità, dal momento che in molti paesi le gare non venivano trasmesse nemmeno in streaming. In Italia, ad esempio, le gare integrali (ne vengono corse tre a ogni tappa) sono andate in onda su Sky Sport esclusivamente in occasione dell’ultimo appuntamento di Austin, mentre prima il tutto era limitato a una sintesi di pochi minuti. La novità rappresentata dal citato Gran Premio del Texas riguardava l’inedita condivisione del weekend di gara tra Academy e F1. Quest’anno accadrà per tutte e sette le gare previste dal calendario, iniziando dall’apertura venerdì a Jeddah fino alla chiusura a Yas Marina il 7-8 dicembre, con nel mezzo anche due puntate in Europa a Barcellona (22-23 giugno) e Zandvoort (24-25 agosto).
A questo si aggiunge l’introduzione dei punti per la superlicenza FIA, strumento necessario per poter accedere alla Formula 1. Si tratta di punteggi leggermente inferiori a quelli della F4 regionali (esempio: 10 punti alla vincitrice del campionato anziché 12, ricordando che per la F1 servono 40 punti raccolti in tre anni solari), comunque un passo avanti per una categoria che fino allo scorso anno correva per sé stessa, o quasi. È stato istituito anche un limite di permanenza di due anni, per evitare l’effetto gabbia dorata tanto criticato in passato nelle W Series da Sophia Flörsch, ossia la più talentuosa pilota femminile in circolazione, attualmente impegnata in F3, categoria nella quale lo scorso anno è diventata la prima donna ad aver conquistato dei punti.
Infine anche una novità estetica, con dieci delle sedici pilote del campionato che correranno su monoposto (tutte Tatuus–Autotecnica di Formula 4) con livree ufficiali dei team di F1, una per ciascuna scuderia. In Ferrari ci sarà l’ispano-belga-olandese Maya Weug, cresciuta nella Formula 4 italiana e lo scorso anno attiva nella Formula Regional europea. Red Bull, Mercedes e McLaren avranno rispettivamente Hamda Al Qubaisi, figlia dell’ex pilota emiratino Khaled e prima pilota a conquistare un podio nella F4 italiana; la francese Doriane Pin, votata rivelazione dell’anno del WEC 2023 (ha corso con Prema nella classe LMP2); e la filippina Bianca Bustamante, classe 2005, la più giovane del lotto e già nell’Academy lo scorso anno. Il passaggio dalla categoria alla Formula Regional è reso più agevole da un recente accordo che prevede la possibilità di schierare una quarta vettura per i team che ingaggeranno una delle tre prime classificate della F1 Academy. Nell’attuale stagione la spagnola Marta Garcia, vincitrice della Academy 2023, sarà alla guida di una Prema, mentre la seconda classificata, la svizzera Léna Bühler, correrà per la ART. La Al Qubaisi, terza, ha invece scelto di rimanere nella categoria tutta femminile. Il rapporto diretto tra i due campionati rappresenta un esempio di lavoro in sinergia tra FIA e Liberty Media, volto in questo caso a valorizzare la filiera in chiave femminile, ma che raramente si vede ai piani superiori, dove invece la fanno da padrone intrighi, sgarbi e ripicche.
L’obiettivo massimo è quello di portare in futuro una pilota in F1, evento che secondo Susie Wolff non avverrà prima dei prossimi dieci anni. L’obiettivo minimo è invece fornire alle pilote una reale opportunità di giocarsi la proria chance in uno dei pochi sport dove la divisione di categorie per genere non ha ragione di esistere. Una decina di anni fa una grande promessa dell’automobilismo femminile era l’italiana Vicky Piria, oggi nuovo volto di Sky Sport F1 in sostituzione di Federica Masolin. “Lo dico sempre”, ha dichiarato in una recente intervista al settimanale Autosprint, “se avessi adesso 18 anni… Credo che in confronto ai tempi in cui correvo in formula, in generale sia cambiato lo scenario. Si è innalzato il livello, perché oggi senza simulatore, preparatore e chilometri di test è inconcepibile avvicinarsi a questo mondo. Ma c’è tantissima attenzione verso le donne, che sono anche molto di più rispetto a una volta. Poi ovviamente per vincere e salire di categoria devi dimostrare il tuo valore nei campionati misti”. La quota rosa è il punto di partenza, non il traguardo finale.