C’è anche il nome di Alessandro Labile, ex direttore dello stabilimento di Taranto, nella lista degli indagati per il presunto inquinamento ambientale provocato dall’ex Ilva in tempi recenti. Labile è stato dirigente dell’acciaieria tra l’agosto 2022 e il maggio 2023 e risulta sotto inchiesta insieme all’ex ad Lucia Morselli. Ai due vengono contestate le medesime ipotesi di reato: la violazione del testo unico sull’ambiente e la rimozione di cautele contro gli infortuni. Entrambi hanno ricevuto l’avviso di proroga delle indagini a gennaio.

Gli accertamenti sul presunto sforamento dei limiti di benzene sono stati effettuati dai carabinieri del Noe di Lecce, coordinati dai pm Mariano Buccoliero e Francesco Ciardo. In diverse occasioni i militari del Nucleo operativo ecologico sono entrati nell’impianto di Taranto per acquisire i dati mirati alle verifiche. L’indagine sarebbe nata da un esposto dei commissari di Ilva in As, ancora proprietaria degli impianti, presentato oltre un anno fa.

I magistrati si stanno concentrando sugli ultimi anni della gestione di Acciaierie d’Italia, ora in amministrazione straordinaria, quando il management era espresso dal socio di maggioranza ArcelorMittal. In più occasioni Arpa Puglia aveva contestato ai gestori dell’ex Ilva le emissioni di benzene, visti i valori – comunque sempre sotto le soglie medie annuali – raggiunti dalla sostanza cancerogena nelle misurazioni con le centraline fisse nel quartiere Tamburi, il più vicino al siderurgico.

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