Molto si è discusso di quanto la Regione Lazio sta elaborando, rispetto alle modifiche che la Giunta intende apportare alla legge regionale in materia in materia di edilizia residenziale pubblica.

Preciso che al momento non esiste un testo certo e l’assessore Ciacciarelli, nell’incontro con i sindacati inquilini, ha tenuto a chiarire che le anticipazioni dei giornali riguarderebbero una bozza del novembre 2023 oggi superata. In realtà l’Assessore regionale alcuni punti strategici li ha confermati.

Già il Presidente Rocca nelle settimane scorse aveva parlato di aumenti degli affitti nelle case popolari e di dare vita a due bandi, uno Ater e uno dei Comuni. Ora l’assessore Cianciarelli ha parlato e aggiunto di voler spacchettare l’attuale patrimonio immobiliare in tre ambiti: a) una parte resterebbe a case popolari (aumentando gli affitti); b) una parte a social housing; c) una parte a libero mercato. In questo modo la Regione Lazio si sta prodigando, di fatto, per l’annullamento del ruolo e della mission degli enti gestori di case popolari nel Lazio.

Se gli intendimenti del Presidente Rocca e dell’Assessore Cianciarelli diventassero reali, assisteremmo ad una ulteriore limitazione della disponibilità di case popolari, probabilmente anche attraverso ulteriori vendite (non producono reddito, dicono), nonché ad uno snaturamento delle Ater del Lazio, sempre più aziende e sempre più da inserire nel mercato immobiliare – ovvio, quello remunerativo. A ciò si aggiungerebbe la volontà di procedere in tempi brevi allo sgombero di circa 4.000 famiglie occupanti alloggi Ater che, sembra, non rientrino nell’ultima sanatoria.

Quello che l’Assessore Ciacciarelli, leghista, non sa è che sta mettendo mano alle case popolari e con quelle proposte va ad intaccare uno degli zoccoli duri dell’elettorato di Fratelli d’Italia, partito che sembra non abbia nascosto l’irritazione per le proposte di Rocca e Ciacciarelli sulle case popolari, secondo questi da approvare addirittura prima delle elezioni europee. A mio personale parere sarebbe da ingenui rispondere solo no, chiudendoci in un ambito di pura difesa o limitazione dei danni. L’occasione è ghiotta per un ragionamento sullo stato e sul ruolo delle Ater del Lazio, nonché sulla loro mission proponendo una piattaforma alternativa. Credo che vada accettata la sfida culturale, sociale e politica che la Giunta di destra, sulle case popolari, ci pone di fronte. Questa sfida va accettata anche in riferimento con quel centrosinistra che in Regione, sulle politiche abitative della passata Giunta, non ha certo brillato.

A mio modesto modo di vedere, le Ater devono mantenere la loro mission, prioritaria, strutturale e strategica, di gestori di case popolari a canone sociale, da assegnare a famiglie svantaggiate. Considero follia, sociale e politica, la proposta di spacchettare l’attuale patrimonio delle Ater in tre, così come passare al doppio bando, Ater e Comuni, che rappresenta un chiaro attacco all’Amministrazione del Comune di Roma, ma è necessario contrastarla con un pacchetto di proposte alternative e strutturali:

1) mantenere intatto il numero attuale di case popolari oggi destinate a canone sociale, bloccando i piani di vendita;

2) rilanciare il ruolo delle Ater del Lazio con un programma quinquennale di realizzazione senza consumo di suolo, attraverso il recupero di 50.000 case popolari a canone sociale, affiancando a queste il recupero di ulteriori 10.000 alloggi da destinare a social housing con affitti mensili da 200-250 euro al mese, che solo le Ater possono mettere in campo;

3) stanziare da parte della Regione a sostegno del Piano di cui sopra risorse adeguate, delle quali l’80% vadano per la realizzazione e recupero di case popolari e il restante 20% ad alloggi di social housing con affitti mensili da 200-250 euro. Le Ater sono l’unico soggetto che potrebbe recuperare immobili pubblici oggi in disuso e in quota parte destinarli ad un affitto sia sociale che sostenibile. Questo inciderebbe sul mercato delle locazioni ed eserciterebbe una azione calmieratrice del mercato. Soprattutto oggi che i sodali dell’attuale Giunta del Lazio, al Governo nazionale, hanno azzerato i contributi affitto e morosità incolpevole;

4) abrogare il pareggio di bilancio che, in un intervento sociale e pubblico, non si raggiunge in alcun modo e attraverso questo una riorganizzazione complessiva delle strutture Ater con vere forme di controllo e verifica degli obiettivi degli amministratori;

5) realizzare in caseggiati di case popolari comunità energetiche rinnovabili e solidali nelle quali assegnatari possano partecipare come produttori o solo consumatori e allargare queste al territorio circostante;

6) stanziare risorse pluriennali per le manutenzioni straordinarie quali: interventi strutturali; la messa in opera di ascensori; efficientamento energetico; eliminazione barriere architettoniche; cura del verde.

La Regione Lazio, invece di fantasticare su improbabili spacchettamenti del patrimonio immobiliare o di aumenti di affitto o doppi bandi, impegni risorse economiche e programmi per dare impulso al ruolo pubblico delle Ater. Se la Regione pensa, invece, di andare avanti con quelle proposte, si accorgerà presto di cosa significa uno scontro con gli assegnatari e i precari della casa di Roma e del Lazio.

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