Aumenta ancora il valore dell’interscambio commerciale tra Russia e Cina, a testimonianza di come la guerra in Ucraina stia agevolando una saldatura tra Pechino, Mosca e Teheran in funzione anti occidentale. Tra gennaio e febbraio il valore dei prodotti scambiati ha raggiunto i 37 miliardi di dollari, in crescita di oltre il 9%. Non sono solo il petrolio e il gas russi che se ne vanno in quantità sempre maggiori verso la Cina ma anche i prodotti cinesi che finiscono in Russia spesso rimpiazzando quelli occidentali, come accade soprattutto nell’elettronica e nell’auto. L’export cinese verso Mosca è cresciuto del 12,5%.

In generale Pechino ha comunicato di aver chiuso il bimestre gennaio-febbraio con un surplus salito a 125,16 miliardi di dollari a fronte dei 104 miliardi dell’analogo periodo 2023, battendo le stime degli analisti a 103,7 miliardi. L’export, secondo le Dogane cinesi, è cresciuto del 7,1%, ben oltre le attese, mentre l’import è aumentato del 3,5%, anche in questo caso più delle previsioni. Nell’intero 2023 il surplus è stato di 823 miliardi, con l’export a -4,6% (a 3.380 miliardi) e l’import a -5,5% (a 2.560 miliardi). Il ministro del Commercio Wang Wentao ha anticipato ieri che i dati sarebbero stati positivi e che a marzo ci sarebbe stato “probabilmente un calo in un trend generale al rialzo“. In febbraio riserve in valuta estera di Pechino sono salite a 3.226 miliardi di dollari, in aumento rispetto ai 3.219,3 miliardi del mese precedente e alle attese degli analisti di 3.205 miliardi. Le riserve auree, ha riferito la Banca centrale (Pboc), si sono attestate a 148,64 miliardi contro 148,23 miliardi di gennaio, con un incremento di 0,39 milioni once a quota 72,58 milioni, segnando il sedicesimo mese di fila al rialzo.Pochi giorni fa il governo cinese ha fissato al 5% l’obiettivo di crescita economica per il 2024.

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