“Quelli di Giorgia Meloni mi sembrano dei drammatici segni di debolezza. È terrorizzata che in Abruzzo succeda il bis della Sardegna e quella che lei aveva sperato essere una marcia trionfale verso le elezioni europee diventi un cimitero di sconfitte. Nessuno sa come andrà a finire, ma a vedere come sono nervosi mi pare che sia questo il loro terrore”. Così a Otto e mezzo (La7) il direttore de Il Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, commenta le ultime allarmate esternazioni della presidente del Consiglio sia al comizio finale a Pescara per sostenere il candidato del centrodestra Marco Marsilio (“Alle europee succederà di tutto, io ho messo l’elmetto e vinceremo anche questa battaglia“), sia nell’incontro coi sindacati di polizia dove ha addirittura evocato il terrorismo e il complotto contro di lei e il governo che guida (“C’è un clima che mi preoccupa, (…) vedo toni che mi ricordano anni molto difficili per la nostra nazione”).
Travaglio aggiunge: “Meloni ha alluso ai tempi del terrorismo per questa fantomatica campagna contro le forze dell’ordine, che in realtà sono normali critiche a un settore piuttosto piccolo della polizia che ha usato i manganelli contro dei ragazzi che manifestavano”.
E ricorda: “In uno dei momenti più bui della storia repubblicana, cioè durante i due mesi di lockdown del 2020, lei dava del criminale al presidente del Consiglio dell’epoca, gridava alla dittatura, urlava al regime e alla svolta autoritaria. E io – continua – non sento né la Schlein, né Conte, né Calenda, né Bonelli, né Fratoianni dire che al governo c’è una premier criminale o che c’è la dittatura. I toni che usava lei nel momento difficile della pandemia non li vedo usare dall’opposizione, che invece potrebbe essere criticata per il motivo opposto”.
Il direttore del Fatto conclude: “Quella di Meloni è una drammatizzazione per cercare di mobilitare più gente possibile alle urne, perché tira brutta aria“.