La condizione delle donna in Italia è sempre stata miserevole. Stipendi bassi, precari, intermittenti. Asili con liste troppo lunghe, orari troppo corti, tempo pieno per elementari e medie scarso. Soffitto di cristallo solidissimo, che significa essere escluse dai ruoli più alti, o esserlo pagando prezzi altissimi. Conciliazione vita lavoro difficile, impossibile, a volte infernale. In pochi si erano illusi che con una premier donna, fautrice del sostegno alle famiglie e della cosiddetta “destra sociale” (che, come vedremo non esiste in nessuna forma), potesse migliorare la nostra condizione. Si sperava, almeno, che non la peggiorasse. E invece, a un anno e mezzo dal suo insediamento, questo è ciò che è avvenuto.

Via il reddito di cittadinanza, anzitutto, la misura antipovertà più importante e strutturale fatta in Italia, che ci aveva allineato con gli altri paesi europei. La carta di inclusione che ne ha preso il suo posto non fa uscire le persone dalla povertà, così come la “Carta dedicata a te”, poche centinaia di euro una tantum per comprare generi alimentari, quasi un insulto, come se una famiglia mangiasse “una tantum”.

Ma anche le misure che sarebbero dovute essere a favore delle madri lavoratrici si sono rivelate pura farsa: come il bonus appunto per le donne che lavorano con figli, riservato solo a chi ha un contratto a tempo indeterminato e almeno due figli. Una presa in giro per le milioni di madri precarie, autonome o con un figlio “solo”, ma una presa in giro anche per le madri che lo possono prendere, perché le simulazioni mostrano che lo sgravio contributivo fa crescere l’irpef e diminuire l’assegno unico.

E poi il bonus asilo nido, sbandierato come “asilo gratis per il secondo figlio” quando si tratta in realtà di 150 milioni di risorse aggiuntive e solo per il 2024, come se un figlio andasse al nido solo un anno e poi basta. Perché molte di queste misure previste dal governo non solo hanno criteri così stringenti e assurdi da escludere la maggioranza delle persone, ma sono pensate spesso per pochi mesi. Misure tampone, quasi del tutto inutili, che però vengono pubblicizzate come misure universalistiche per tutti. I giornali, specie quelli filo governativi come il Corriere della Sera, hanno fatto in questi mesi titoli trionfalistici, come sul bonus mamme lavoratrici, come se fosse un sostegno per tutte le madri che lavorano. E invece, si è visto, è per una vera minoranza di madri. Ogni lettura, una delusione.

Ma anche i bonus che non sembrerebbero per le donne, come quelli per gli anziani non autosufficienti over ottanta, finiscono per ricadere negativamente sulle donne, che spesso e volentieri si occupano degli anziani genitori o suoceri. La misura in questo caso è così ristretta, il reddito deve essere bassissimo, bisogna essere gravissimi e over ottanta, da risultare, di nuovo, una presa in giro amarissima.

La verità è che la destra sociale non esiste. Alla destra dei poveri non importa davvero nulla. E se è vero che i conti devono tornare e il debito pubblico è altissimo, altrettanto vero che, a quanto pare, per gigantesche grandi opere inutili i soldi si trovano. Dunque si tratta di una scelta. Ma al governo non interessa realmente neanche delle donne e madri povere nonostante la fanfara continua sulla natalità, che per ora come risultato ha prodotto il calo di nascite più acuto degli ultimi anni. E d’altronde, se siamo povere e mal pagate, l’unica cosa che possiamo fare per difenderci è non fare figli. Per non peggiorare la nostra condizione e mettere al mondo bambini che non avrebbero condizioni di vita felici.

Sinceramente, se non ci fosse stata la vittoria sarda, questo otto marzo sarebbe stato tra i più amari della storia italiana. L’allenza Pd-Cinque Stelle fa sperare che in futuro qualcosa possa cambiare. Ma per ora abbiamo ancora anni di questo governo. Il quale, per concludere, non solo non aiuta le donne economicamente, ma neanche moralmente. Se è vero che è profondamente patriarcale, maschile, violento, come si è visto a Pisa, contro ogni pluralismo etico, contro le coppie omosessuali, contro la maternità surrogata, contro forme di protesta democratiche.

Il mix di scarsi aiuti e ideologia patriarcale è davvero il peggio del peggio. Ci fa ricadere fuori dall’Europa, indietro di non so quanti anni. Ancora, per fortuna, non siamo alla situazione raccontata da Il racconto dell’Ancella, con donne costrette a partorire a causa di un’epidemia di sterilità. Ma mentre la Francia mette l’aborto nella Costituzione, noi siamo qui ad arrabbattarci con lavori sottopagati e conciliazioni vita lavoro faticosissime. Senza poter contare sullo stato, in nessun modo. Con problemi antichi e nuovi, come le separazioni che rendono donne e uomini, ma più le donne, ancor più povere e in condizioni veramente difficili.

Nessuno ci aiuta, occorre sopravvivere. La sopravvivenza è la nostra chiave, oggi nel 2024. Ma il governo vorrebbe figli, preferibilmente bianchi e non nati da immigrati. Una beffa, a cui si può rispondere solo in un modo, appunto. Lo sciopero dei figli, come si diceva. Triste, causato da necessità, ma inevitabile per molte che non vogliono vedere crollare il loro reddito. Tutto questo, con una premier donna.

Che, appunto, nulla ha cambiato, nulla ha migliorato delle nostre già precarie condizioni.

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