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È morta Pigcasso, la maialina salvata dal macello e diventata un’artista: “Con la vendita dei suoi quadri ha aiutato molti animali”

Aveva otto anni e viveva nella fattoria antispecista di Joanne Lefson, in Sudafrica

di Davide Turrini

Addio Pigcasso. La maialina salvata dal macello, finita a dipingere quadri colorati da discrete quotazioni, è morta. Aveva otto anni e viveva nella fattoria antispecista di Joanne Lefson, in Sudafrica. Era stata proprio la Lefson, nel 2016, a salvare dalla macellazione la porcellina quando aveva solo 4 settimane di vita. “Pigcasso sarebbe diventato un pezzo di pancetta entro i 6 mesi di età”, ha spiegato Lefson. “Invece, è stata salvata ed è risorta per ispirare milioni di persone a riconsiderare ciò che mangiano attraverso il suo straordinario talento”.

Pigcasso, infatti, è stata accolta da mucche, cavalli, cani e gatti del Farm Sanctuary SA, una fondazione senza scopo di lucro che fornisce un rifugio sicuro agli animali d’allevamento salvati a Franschhoek in Sudafrica. “C’è molta tristezza nel sapere che una figura così stimolante per il benessere degli animali sia scomparsa. Ma celebriamo anche una vita ben vissuta e la profonda differenza che ha fatto. La sua eredità continua attraverso il santuario e la nostra missione di ispirare un mondo più gentile e sostenibile per tutti”, ha aggiunto Lefson parlando della maialina morta di artrite, le cui opere d’arte dipinte agguantando in bocca un pennello, abbelliscono oggi la casa di personaggi famosi come Ed Westwick, Rafael Nadal e Jane Goodall.

Tutto iniziò per caso. Con la Lefson che intuì come la maialina fosse attirata dai colori e dalle tele. “Non la costringo a dipingere. Dipinge quando vuole. Spesso, prepariamo un cestino da picnic sovraccarico e lei mangia fragole biologiche, guaiave e popcorn ricoperti di caramello tra una pennellata e l’altra”, aveva spiegato la donna. I dipinti di Pigcasso sono quindi andati a ruba, alcuni pagati anche diverse decine di migliaia di euro, anche se tutti i ricavi sono andati al 100% alla fattoria antispecista che, ricordiamolo, ha costi molto alti i mantenimento in salute dei loro ospiti animali.

Attività, quella pittorica della maialina, che ha attirato anche molte critiche proprio dal mondo animalista, dove per alcuni la scelta della Lefson è stata valutata come “sfruttamento” di una creatura che avrebbe preferito vivere una vita più da animale, magari rotolandosi nel fango più che inforcare pennelli per dipingere. “All’inizio di ottobre, entrambe le sue zampe posteriori erano diventate zoppe a causa della calcificazione della parte inferiore della colonna vertebrale aggravata dall’artrite”, ha chiosato Lefson nel suo ultimo saluto alla scrofa. “Entrambe condizioni incurabili direttamente collegate alle manipolazioni e alle modifiche a cui sono sottoposti gli animali da allevamento negli odierni allevamenti industrializzati”.

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