Prima le responsabilità dell’assalto agli aiuti umanitari, con la calca che, secondo l’esercito israeliano (Idr), avrebbe causato la maggior parte dei morti. Poi l’ammissione di aver aperto il fuoco contro le migliaia di palestinesi di Gaza city accalcati per gli aiuti alimentari perché, “chi aveva accerchiato i camion poneva una minaccia per le truppe“. Spari in aria e all’altezza delle gambe che avrebbero colpito una decina di persone, sempre secondo l’Idr. Una versione rettificata già poche ore più tardi dal portavoce dell’esercito Daniel Hagari, durante una conferenza stampa in cui ha detto che “non c’è stato alcun raid”, ma solo colpi di avvertimento in aria per disperdere la folla e che quel che è avvenuto è solo uno “sfortunato incidente”.
A dieci giorni dai fatti della notte tra il 28 e 29 febbraio, l’esercito israeliano cambia versione un’altra volta. In seguito all’indagine sull’assalto ai camion di aiuti a Gaza concluso con la morte di 104 palestinesi, ha dichiarato che le truppe “non hanno sparato contro il convoglio umanitario, ma hanno sparato contro un certo numero di sospetti che si sono avvicinati alle forze israeliane rappresentando una minaccia per loro”. Nella ricostruzione dell’esercito si afferma che “una folla di 12 mila abitanti di Gaza” si è radunata attorno ai camion che trasportavano aiuti, per saccheggiarli. “Nel corso del saccheggio – afferma il portavoce militare – si sono verificati incidenti con danni significativi ai civili, dovuti alla calca e al fatto che persone sono state travolte dai camion”.
I militari “non hanno sparato verso il convoglio umanitario”, ribadisce l’esercito. Inoltre, durante la calca, “decine di abitanti di Gaza sono avanzate verso le forze israeliane, fino a raggiungere pochi metri di distanza. Di conseguenza ponevano un minaccia reale ai militari”. In questa fase – ha proseguito il portavoce – “i soldati hanno sparato colpi di avvertimento per allontanare i sospetti. Quando questi sono avanzati ulteriormente, i soldati hanno sparato con precisione contro alcuni di essi per rimuovere la minaccia”. Nel suo comunicato il portavoce precisa che questo incidente sarà indagato in maniera ancora più approfondita da “un corpo indipendente, incaricato di far luce su incidenti di carattere eccezionale che si siano verificati durante i combattimenti”. Le conclusioni saranno pubblicate in seguito.