Un grande sogno: da Venezia a Los Angeles con un film candidato addirittura all’Oscar dopo aver conquistato il Leone d’Argento alla Mostra del Cinema. “Venire in America è stato veramente bello, si chiude il cerchio di un sogno: viaggiare, conoscere Los Angeles. Vincere l’Oscar? Chiaramente sarebbe un sogno, è veramente difficile anche se ce lo meritiamo”. A parlare sono Seydou Sarr e Mopustapha Fall, i protagonisti del film Io Capitano di Matteo Garrone, candidato all’Oscar come miglior film straniero. In collegamento da Los Angeles, in attesa della serata degli Oscar 2024 che incoronerà i film vincitori nella notte tra domenica 10 e lunedì 11 marzo, i due diciannovenni senegalesi sono chiaramente nel pieno di un frullatore, ma sembrano prenderla con filosofia: “Per me è molto normale, io prendo le cose come vengono – dice Seydou – Sono più le persone che dicono ‘l’Oscar, l’Oscar’, la pressione è più loro che mia”.
Moustapha, che non ha mai nascosto il sogno di diventare stilista e di lavorare nella moda, a Hollywood è in brodo di giuggiole: “La moda è un altro mio sogno, incontrare degli stylist qui mi rende molto contento e fiero”, spiega ai giornalisti. Emozionato anche Seydou: “Era un mondo che non mi apparteneva, il mio sogno era venire in America ma non avrei mai immaginato di essere un attore. Cioè, sognavo di esserlo ma non di essere una star questo livello. La prendo alla leggera ma l’emozione ovviamente c’è. Mi piace l’idea di indossare gli abiti nuovi nella serata di premiazione“, sorride. Nessun amuleto particolare come portafortuna: “È il film il nostro amuleto”, dicono entrambi. Ma si affidano alla preghiera: “Siamo musulmani, facciamo delle preghiere per l’evento, nostre”, spiegano. La famiglia è sempre vicina, sempre presente, anche se non fisicamente: “Ci supportano e ci incoraggiano, perché siamo qua soli, non abbiamo il papà e la mamma vicini, ma ci danno dei consigli per evitare anche di perderci. Non è facile essere qui, senza famiglia, senza fratelli, sorelle“. E scherzano: “In questo tempo, siamo diventati anche noi una famiglia, con i pro e con i contro”.
A Los Angeles “noi abbiamo portato l’Africa, perché questo film parla del nostro Paese, del Senegal”, spiegano. E raccontano l’impatto con l’Italia, dove attualmente vivono ospiti a Fregene, in provincia di Roma, della madre del regista del film, Garrone. “La conoscevo da Instagram, ma quando sono venuto l’impatto è stato diverso – spiega Seydou – Vedere anche le panchine, i senzatetto. Roma ci ha commossi, come primo impatto”. Mentre Moustapha aggiunge: “Non avevo il telefono, quindi non conoscevo bene l’Europa e pensavo che tutto fosse perfetto. Chiaramente noi non conosciamo la sofferenza che c’è in Europa, siamo fortunati. Ma ricordo benissimo la sera in cui sono arrivato, ho ballato un sacco”.
E sul loro futuro, i sogni si sprecano e non sono solo cinema: “Vivo di giorno in giorno, se potrò continuare il cinema sarà bello ma non voglio lasciare il football, il mio sogno è incontrare Dybala”, dice Seydou. mentre per Moustapha “le cose vanno lasciate al destino, che è scritto per noi. Il mio sogno è di fare lo stilista, l’attore, il cantante il ballerino, lavorare nella moda. Lascio che sia Dio a deciderlo”. Una cosa è certa: se “viaggiare è bellissimo, abbiamo conosciuto tante cose, tanti cibi, ad esempio il sushi”, c’è “una grande voglia di tornare a casa a Fregene, dove non vediamo l’ora di mangiare il ragù della mamma di Matteo Garrone“.