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Lega, l’eurodeputato veneto Da Re espulso dopo l’attacco a Salvini: “Avrei potuto dire mona”. E il direttivo censura il dissenso

“Io ho il partito nella tessera e nel cuore. La mia tessera è quella della Liga Veneta-Lega Nord, a cui ho versato negli anni 120 mila euro, non è quella della ‘Lega Salvini premier’, anzi ‘Salvini vice premier’. Possono anche espellermi, ma io da quel partito non sono mai andato via”. L’eurodeputato Gianantonio Da Re si è espresso con queste parole caustiche nei confronti del segretario Matteo Salvini, dopo aver spiegato al direttivo regionale le ragioni per cui aveva attaccato il leader, arrivando a dargli del “cretino”. Poi è uscito dalla sede di Noventa Padovana ed è andato via, lasciando che gli altri decidessero: “Cosa faccio? Voto contro la mia espulsione?”.

Si è conclusa così, dopo oltre quarant’anni di militanza e dopo aver ricoperto la carica di segretario regionale della Liga Nord-Lega Veneta dal 2016 al 2019, la parabola dell’esponente più eretico del variegato mondo leghista veneto. È bastato un dibattito durato una quarantina di minuti per esprimere un verdetto di espulsione che sarà ora sottoposto alla segreteria federale di via Bellerio a Milano. A favore del provvedimento hanno votato in 13, a cominciare dal segretario Alberto Stefani. Si è astenuto il presidente del consiglio regionale del Veneto, il vicentino Roberto Ciambetti. Hanno votato contro il deputato trevigiano e segretario provinciale Dimitri Coin, il segretario bellunese Andrea De Bernardin e quello vicentino Denis Frison. Assieme al padovano Marcello Bano e al vicentino Ivan Andrea Storti hanno tentato di ottenere una sanzione meno grave, una censura o una sospensione. Ciambetti ha chiesto di aspettare dopo le votazioni europee: “Da Re ha sbagliato, ma espellerlo così creerà fibrillazioni”. Ma la maggioranza del direttivo non ha voluto mediazioni. Il voto ha comunque segnato una spaccatura significativa, visto che un terzo dei componenti non si è allineato alle richieste del segretario.

Quello che non poteva digerire la nomenklatura veneta era quell’aggettivo – “cretino” – pronunciato in una intervista all’indirizzo del segretario Salvini. “Avrei potuto dire mona, al posto di cretino. – ha spiegato Da Re – Mi riferivo al fatto che Salvini fosse andato in carcere a trovare Denis Verdini (il padre della sua compagna, ndr), ma la verità è che c’è un problema politico che i nostri non capiscono più. La mia era una critica politica per la linea del partito, che scende a quote bassissime nei voti e nelle preferenze. I conti li faremo dopo il 9 giugno, allora qualcuno dovrà rispondere dei risultati che si profilano. In un partito non si possono dimenticare principi e valori”. Da Re ha annunciato che non farà ricorso contro la decisione.

Il segretario Stefani ha tenuto una relazione, costituita in pratica dalla lettura di una ventina di titoli di articoli e interviste apparse sui giornali, a dimostrazione delle posizioni di insubordinazione assunte da Da Re. Ha fatto presente che l’eurodeputato ha rischiato più volte provvedimenti disciplinari. “Fino ad oggi non avevo voluto assumere provvedimenti nei suoi confronti e di questo me ne assumo la responsabilità. Ma adesso ha superato ogni limite”. Il direttivo regionale ha votato a maggioranza una mozione con la richiesta di riunioni periodiche del partito e con l’impegno a evitarepena altre espulsionidichiarazioni pubbliche contro la linea ufficiale.

La parabola del settantenne Da Re all’interno della Lega è esemplare. Si iscrisse nel 1982. Fu eletto consigliere comunale prima a Cappella Maggiore, poi a Vittorio Veneto. Diventato segretario provinciale di Treviso, nel 2005 fu eletto in consiglio regionale, ma si dimise prima della scadenza, nel giugno 2009, per candidarsi alla poltrona di sindaco di Vittorio Veneto, incarico che ha ricoperto fino al 2014. Nel febbraio 2016 è stato eletto segretario nazionale della Lega Nord-Liga Veneto, con una proclamazione per alzata di mano da parte dei 700 delegati del congresso di Verona. Era il candidato unico, dopo che Salvini aveva espulso Flavio Tosi, in una Lega che conosceva una stagione di cambiamenti. Da Re era rimasto in sella per tre anni, fino a quando era stato eletto alle Europee del 26 maggio 2019. Allontanato dal Veneto, non aveva smesso di occuparsi di vicende italiane ed era diventato uno degli esponenti più critici nei confronti di Salvini, man mano che la Lega perseguiva una linea di espansione in tutta Italia e vedeva annacquata la sua vocazione di sindacato del Nord. L’epilogo sembra destinato a creare fratture in un partito che alle Europee vedrà ridotta drasticamente la sua rappresentanza. Nella circoscrizione di Nord Est, la Lega aveva ottenuto il 40,9 per cento dei voti, con 7 eurodeputati su un totale di 15 seggi disponibili per il Nord-orientale. Un risultato irripetibile.