Cultura

Palermo, l’Ecomuseo Mare memoria viva racconta com’era la costa prima del sacco edilizio di Lima e Ciancimino

di Manuela Modica

“Raccontiamo Palermo vista dal mare”. Cristina Alga, tra i fondatori, ci accoglie così nel giorno in cui l’Ecomuseo Mare Memoria Viva, inaugura i nuovi allestimenti dando vita a 3 giorni di eventi, dal 7 al 10 marzo. Quasi una nuova apertura per un museo che racconta la città prima del famigerato sacco edilizio di Salvo Lima e Vito Ciancimino.

Nell’ex deposito delle Locomotive di Sant’Erasmo recuperato (all’interno è allestito il percorso museale), un grande schermo virtuale fa scorrere velocemente gli anni mentre la mappa urbana di Palermo si va via via trasformando, mostrando il selvaggio sviluppo edilizio degli anni ’60-‘70. Un’evoluzione impressionante che restituisce con potenza l’immagine di come il cemento abbia rapidamente divorato il territorio. Per costruire i nuovi edifici il materiale di risulta fu, infatti, sversato tutto in questa costa, trasformandola completamente: “Da queste immagini si può vedere con chiarezza che questo era un litorale roccioso – continua Alga – non sabbioso, adesso invece si parla della spiaggia di Romagnolo ma non si tratta di sabbia: è il materiale versato qui, poi lavorato dal mare”.

In questa costa infatti, prima che venisse divorata dagli appetiti edilizi, si andava al mare negli stabilimenti Virzì, o al lido Delizia della famiglia Petrucci, dove venivano allestiti dei pontili per rendere più agevole l’accesso al mare. Una storia adesso sepolta da depositi di materiali di risulta di varia origine che hanno dato vita al mammellone, un rilievo del terreno, come un alto costone a ridosso del mare che è il frutto dell’ammasso di quei detriti. Un territorio sfregiato, un ecosistema trasformato, deturpato dal Sacco edilizio voluto da Lima e Ciancimino, i chiaccheratissimi vertici della Dc. La memoria di quel che c’era prima rivive però in questo museo, in cui sono state raccolte le foto e i video di famiglia degli abitanti che assieme a immagini di archivio di fotografi dell’epoca raccontatno come fosse la costa prima che fosse sfregiata. Mentre anche il fiume Oreto, la cui foce costeggia l’ex deposito di locomotive, scorre all’interno del museo in una delle nuove installazioni “Lasciami scorrere”.

Le storie di chi abita questo territorio sfregiato, infine, compongono una parte del percorso museale, dove si svolgono attività sociali che inglobano il quartiere. Una realtà che esiste già da dieci anni ma che adesso celebra il restyling e i nuovi exhibit. Dallo scorso anno, d’altronde, è gestito da un Partenariato speciale pubblico privato di durata ventennale tra l’Area della cultura del comune di Palermo e l’associazione Mare Memoria. “All’inizio non è stato facile relazionarsi alla città – spiega ancora Alga – pativamo e forse in parte ancora adesso patiamo il fatto di essere uno spazio ibrido, multidisciplinare. Siamo una cosa un po’ strana, siamo museo, spazio per festival e conferenze, laboratorio educativo, luogo di ricerca, archivio sul paesaggio e stiamo iniziando i lavori per avere un bar con cucina, un progetto culturale e uno spazio di aggregazione intergenerazionale gestito da un’impresa sociale”. Un cuore vivo e pulsante in un quartiere altrimenti lasciato nell’abbandono, questo è lo “strano” eco museo che fino al 10 marzo festeggia il nuovo restyling possibile grazie a “tante maestranze locali: artigiani, artisti, allestitori, che hanno lavorato per diversi mesi alla creazione di tutto il nuovo percorso”.

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