Swatch Mercedes Art. Discende da queste tre parole il nome “Smart”, che per un quarto di secolo ha caratterizzato la macchinetta più glamour del mondo, la minuscola due posti che ha invaso tante metropoli occidentali, a partire da Roma e Parigi. L’erede più fresca di quella mitica vetturetta, che al principio misurava due metri e mezzo esatti, si chiama Smart #3. E non le assomiglia affatto, così come non la ricorda per niente la capostipite della Smart New Era, la #1, uscita nel 2022 e lunga 4,27 metri.
La 3 invece, rispetto alla gloriosa antenata, misura quasi due metri in più, ha l’aspetto da suv-crossover-coupé, è fully electric (come le ultime Smartine, in verità) e viene prodotta in Cina. Dell’eredità della Swatch car immaginata dal visionario imprenditore degli orologi svizzero Nicolas Hayek non è rimasto nulla, per ora, nelle nuove leve dello smartismo teutonico-cinese. La speranza dei passatisti come noi è che il terzo membro della nuova famiglia Smart, che si chiamerà Smart #2 e – forse – uscirà nel 2026, avrà dimensioni contenute. Quanto contenute, ancora non si sa. Saremo tuttavia lontanucci dai 2,5 metri della prima edizione e anche dai 2,7 metri delle ultime Smart ForTwo.
Okay, bando alla nostalgia e parliamo della #3, provata sulla pista del centro di guida sicura di Arese, la cittadina alle porte di Milano che è stata il simbolo dell’Alfa Romeo che fu (un po’ di nostalgia anche qua) e sulle strade a nord del capoluogo lombardo. L’elettricona è piacevole da condurre, soprattutto nella declinazione Brabus, che ne esalta il carattere sportivo. Tra le chicane e il tracciato in stile slalom speciale, delimitato dai classici coni di plastica, la vettura si disimpegna con potente agilità. Rispetto alla #1 ha un’anima più sportiva: man mano che si modifica la modalità di guida, l’assetto si irrigidisce e il volante si fa un po’ più…pistaiolo. Ha le ruote alte: 19 pollici sulle versioni meno grintose e 20 pollici sulle cattivelle. Inoltre, lascia parecchio spazio sopra la ruota, il che la rende – ipoteticamente – una candidata alle scampagnate all-terrain.
A disposizione della clientela attratta dalla mobilità elettrica ci sono addirittura cinque diverse versioni della Smart #3, con autonomia dichiarata fino a circa 450 km per le più…autonome. Prezzi: si parte dalla Pro, il cui listino debutta a 38.548 euro e si sale fino ai 51.118 euro della Brabus. Per rendere più abbordabile il costo della vettura, la società anticipa gli incentivi statali ancora in gestazione; così, sommando rottamazione, ecobonus e incentivi Smart, si riesce a scendere sotto quota 30 mila euro per la versione Pro. Arma utile per corroborare le vendite, che hanno visto le Smart, nei primi due mesi del 20224, raggiungere più o meno le immatricolazioni della Maserati.
Si è già sottolineato come la più cool delle #3 sia nettamente la Brabus a trazione integrale con la doppia motorizzazione elettrica e la possibilità di sfoderare uno scatto felino che la fa schizzare da 0 a 100 all’ora in appena 3,27 secondi. La Brabus, peraltro, ha la fortuna di poter esporre quel bel logo con la “B” che si accoppia a un altro prestigioso marchio con la “B”, quello delle casse acustiche Beats, fino a qualche tempo immancabile sui cuffioni dei calciatori stravaccati sul pullman del club.
Scendendo, vagamente irrisolti, dalla più grande Smart mai sfornata (per ora), il pensiero corre comunque a trent’anni fa, al palazzotto di Biel, Svizzera, e dalla finestra dalla quale il grande Hayek, con tre orologi ai polsi (due Swatch e un’Omega Speedmaster, il crono che andò sulla Luna), indicava sorridendo il prototipo della Swatch Car, l’alba di un futuro avveniristico in miniatura su quattro ruote. Un futuro diventato passato in un paio di decenni abbondanti. Chissà cosa direbbe il geniale Nick vedendo le Smart di adesso, grosse e cinesi. Lui che inventò lo Swatch per contrastare i segnatempo di massa nipponici, riuscendo incredibilmente a rianimare l’orologeria elvetica allora in grande difficoltà.