Diritti

Violenza contro le donne, picco di chiamate al 1522 alla fine del 2023: “Abusi continui nel tempo, ma c’è resistenza a denunciare”

Un picco di chiamate al 1522 – il numero antiviolenza e stalking – “mai osservato in passato” c’è stato nel quarto trimestre dell’anno passato. Sebbene già nella prima parte del 2023 il numero delle chiamate per telefono e chat al 1522 abbia registrato una crescita rispetto agli anni precedenti, solo nel quarto trimestre arriva a totalizzare 21.132 chiamate valide con un incremento percentuale dell’88,9% rispetto al trimestre precedente e del 113,9% rispetto allo stesso periodo del 2022 (pari a 9.887 chiamate valide). A rilevarlo è l’Istat nel report diffuso in occasione dell’8 marzo.

La maggior parte delle vittime che si rivolgono al servizio non denuncia la violenza subita alle autorità competenti (il 65,5%). Per tutto il 2023 i dati evidenziano una persistente resistenza a denunciare: il 58,4% delle vittime infatti dichiara di non denunciare anche se la violenza subita dura da anni. Lo sancisce l’Istat con il report “il numero di pubblica utilità 1522: dati trimestrali al IV trimestre 2023”.

Il picco registrato, spiega l’Istat, non risulta concentrato nella settimana dedicata alla celebrazione della giornata della violenza contro le donne del 25 novembre e non raggiunge i valori toccati dal periodo del lockdown (2021) ma il volume delle chiamate cresce progressivamente dal 18 novembre e si attesta su valori elevati anche dopo la giornata commemorativa. “Ad incidere fortemente sulla crescita dei volumi del quarto trimestre hanno certamente contribuito le campagne promozionali, ma anche i noti fatti di cronaca che hanno agito potentemente sulla sensibilità dell’opinione pubblica sul fenomeno della violenza sulle donne”. Il riferimento è al femminicidio di Giulia Cecchettin che ebbe un forte effetto mediatico e già fece segnalare un notevole aumento nei contatti con il 1522.

Analizzando i tipi di violenze subite nei quattro trimestri del 2023 per circa la metà delle vittime è quella fisica a motivare il ricorso alla chiamata di aiuto (42,2%). La violenza psicologica è la seconda causa delle chiamate (33,5% nel quarto trimestre in crescita rispetto al trimestre precedente). Considerando inoltre i casi di vittime che hanno subito due o più tipi di violenze, è la violenza psicologica ad essere subita in forma rilevante: con 2.362 segnalazioni da vittime il quarto trimestre vede una crescita di questa forma di violenza del 46,7% . Osservando il totale delle violenze subite, le minacce e gli atti persecutori costituiscono le forme maggiormente diffuse.

Malgrado il volume delle chiamate cresca esponenzialmente nel quarto trimestre rimane costante – sottolinea l’Istat – la durata dell’atto violento: la metà delle vittime (48,8%) dichiara di aver subito per anni, e il 27,8% per mesi la violenza. Pesante appare essere l’effetto degli atti di violenza subita sui comportamenti delle sopravvissute: dal racconto riportato alle operatrici del 1522, nel quarto trimestre il 15,9% delle vittime ha avuto paura di morire e timore per la propria incolumità e dei propri cari, mentre i due terzi di esse prova ansia e il 20,9% si sente in grave stato di soggezione

La violenza riportata al 1522 è preminentemente di tipo domestico: nei quattro trimestri del 2023 il 69,2% dei rispondenti dichiara che il luogo della violenza è la propria casa. Questo spiega l’elevata percentuale dei casi di violenza assistita. Nei quattro trimestri considerati oltre la metà delle vittime rispondenti (56%) aveva figli e di queste il 30,4% dichiara di avere figli minori. Nel quarto trimestre è pari al 71,7% la percentuale di vittime che dichiara che i propri figli hanno assistito alla violenza e al 28,3% i casi in cui i figli la hanno anche subita. Il fatto che la violenza avvenga in famiglia spiega anche la prevalenza delle figure del partner o ex-partner come principali autori della violenza