I russi saranno chiamati alle urne per le prossime Presidenziali il 17 marzo, ma queste elezioni, per l’Osce, sono già illegali. L’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, con il suo Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani (Odihr), ha infatti dichiarato che il voto organizzato in anticipo, nelle scorse settimane, nei territori ucraini occupati illegalmente da Mosca viola il diritto internazionale e non può quindi essere considerato regolare.
Una presa di posizione che rischia di rimanere solo simbolica, dato che non fermerà la corsa di Vladimir Putin alla rielezione, che appare scontata, al Cremlino. Nello specifico, l’Odihr ribadisce il suo rammarico per la decisione delle autorità russe di non invitare gli osservatori Osce alle elezioni, “privando i cittadini e le istituzioni del Paese di una valutazione imparziale, trasparente e completa da parte di un organismo internazionale”.
All’attenzione dell’organismo, oltre al voto nelle aree occupate militarmente, anche la nuova ondata di repressione interna al Paese contro le opposizioni al presidente. L’Odhir si dice “seriamente preoccupato” per gli arresti e le azioni giudiziarie nei confronti di chi esprime dissenso, sollevando timori per la sicurezza delle persone detenute e crescenti preoccupazioni per il futuro democratico della Federazione Russa. “Ciò sta colpendo numerosi dissidenti, dai difensori dei diritti umani ai leader della società civile, dagli oppositori politici ai critici della guerra in Ucraina”, ha detto il direttore dell’Odihr, Matteo Mecacci. Il funzionario ha poi sottolineato “l’ingiusta detenzione o la condanna di attivisti e difensori dei diritti umani, tra cui Alexei Gorinov, Grigory Melkonyants, Oleg Orlov, Aleksandra Skochilenko, nonché di leader dell’opposizione, tra cui Vladimir Kara-Murza, Ilya Yashin e il defunto Alexei Navalny. Molte organizzazioni non governative sono state addirittura liquidate una restrizione sproporzionata alla libertà di associazione”.