La linea di Schlein è tracciata. Non solo un partito democratico più “al femminile” con la sua elezione a segretaria, ma anche, “più femminista”. La segretaria Pd dal palco della Conferenza delle donne democratiche a Roma, dove Roberta Mori è stata proclamata nuova portavoce delle donne democratiche, ha sottolineato la necessità di trasformare il partito “in femminista“, appunto, non nascondendo però che “la strada è ancora lunga”.
Quella di oggi, con la Conferenza delle donne democratiche, ha detto Schlein “è una giornata importante, che viene dopo una giornata di lotta, non di festa, e di memoria per chi si è battuto prima di noi”. “Ancora tanti sono gli ostacoli – ha aggiunto – Il patriarcato non esiste solo negli occhi di chi ha il privilegio di non vederlo, solo perché ci sguazza dentro”.
Anche per questo, quindi, “l’elezione per la prima volta di una segretaria donna non sana le ferite e non risolve i problemi sui territori, sono io a chiedervi aiuto in questo”. Solo insieme, ha rimarcato, “cambiamo metodo e trasformiamo il partito in femminista“. Non è accettabile, ha spiegato ancora, che ancora oggi qualcuno dica “ma tu di chi sei figlia“. La segretaria ha anche sollecitato a “rifiutare la logica di cooptazione, che è sempre stata comoda, ed esercitare tutta la vostra libertà anche quando il partito sbaglia” e ha ricordato che “quasi la metà delle iscritte alla Conferenza” poi, di fatto, “non è iscritta al Pd”.
“Dobbiamo unire le forze oltre ogni confine, il femminismo ci insegna a far andare oltre i confini le nostre istanze per essere più forti”, ed “è una sfida che ci si pone di fronte alla prossime europee per fermare l’onda nazionalista che avanza e che porta in sé sempre anche il discorso patriarcale”. “L’unità del Pd è il presupposto della costruzione di una alternativa a queste destre, senza di noi non si può fare. L’abbiamo fatto con la gioia della prima donna e femminista alla presidenza della Regione Sardegna, Alessandra Todde. Dobbiamo riallacciare quei fili, aiutateci a parlare alle persone che non credono più alla politica, l’astensionismo è ancora dilagante”, ha poi aggiunto Schlein.
E non è mancata una stoccata anche alla presidente del Consiglio: “Sappiamo bene e Meloni lo dimostra ogni giorno che c’è una bella differenza tra un leader femminile e una leadership femminista – ha detto ancora – non ci serve a niente una leader donna che non si batte per aiutare le altre donne e per difenderne i diritti a partire da quelli a scegliere per il proprio corpo”.
Anche la neo-eletta Roberta Mori ha rimarcato la necessità di una formazione femminista, annunciando dal palco che nascerà “una scuola di formazione democratica femminista, usando le esperienze che vengono da noi”. Ringraziando per aver creduto in lei e “nella possibilità di una politica differente da sviluppare in modo autonomo”, e ringraziando “Schlein che ci ha ispirato nel rispetto della nostra autonomia”, Mori ha sottolineato ancora la necessità di un Pd femminista: “L’assunto del nostro Partito democratico è che siamo e saremo un partito femminista, per cambiare il partito e cambiare il Paese”. “Sono grata a tutte le donne che hanno fatto la storia e costituiscono un esempio – ha proseguito – Le donne devono riprendere in mano il destino del Paese e dell’Europa. Elly da sola non ce la fa, ha bisogno di noi, insieme”.