Associazioni in piazza a Roma per una nuova manifestazione nazionale per la pace e il diritto di manifestare. Il corteo, organizzato dalla coalizione Assisi Pace Giusta, che riunisce diverse associazioni e reti, di cui fa parte anche la Cgil, in piazza con il segretario generale Maurizio Landini, riprende il dibattito esploso dopo le manganellate ai cortei pacifisti e pro-Palestina degli studenti di Pisa e torna, contemporaneamente, a chiedere il cessate il fuoco a Gaza.
“Siamo ebrei e palestinesi, siamo russi e ucraini, l’umanità non ha confini”, si legge su uno degli striscioni presenti. Al corteo si sono uniti, tra gli altri, anche Elio Germano e Fiorella Mannoia. Presenti anche alcuni esponenti politici, tra cui Angelo Bonelli (Verdi), Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana), Filiberto Zaratti di Avs, Laura Boldrini del Pd e l’ex sindaco di Napoli Luigi De Magistris. Presente anche Massimo D’Alema. Il corteo sfila da piazza della Repubblica fino ai Fori Imperiali, dove si tengono gli interventi, con testimonianze e voci di insegnanti e studenti, attori e cantanti. “Ribadiremo che usare i manganelli per rispondere alle manifestazioni è un fallimento e chiederemo il cessate il fuoco in Palestina e l’apertura di un tavolo per costruire una pace giusta”, sostiene la Cgil.
“Per la libertà di manifestare, per il cessate il fuoco a Gaza, per la pace e la giustizia in Medio Oriente”, recita lo striscione in apertura di corteo. Migliaia di bandiere del sindacato, della pace e anche della Palestina sventolano tra la folla sopra altri striscioni in cui si legge “stop al massacro” o “stop al genocidio, voi i manganelli noi la pace”, come scrivono gli universitari (Uds) e studenti medi. Presente anche l’Anpi con il presidente Gianfranco Pagliarulo.
“Qui non c’è solo la Cgil ma tutte le associazioni che in questo anno hanno riempito le piazze per la pace. Credo sia molto importante la risposta che c’è oggi, come si può vedere c’è una domanda di pace”, ha dichiarato Landini. “Fermare il massacro e liberare tutti gli ostaggi – ha poi aggiunto – Noi stiamo chiedendo un immediato cessate il fuoco, che si fermi il massacro del popolo palestinese. La condizione è che vengano applicate le direttive dell’Onu a partire da due popoli, due stati. Pensiamo che sia necessario che tutti i governi lavorino per attivare una conferenza vera di pace e pensiamo che quello che sta facendo Netanyahu è contro il proprio popolo israeliano. Siamo qui a difendere il diritto di tutte e due i popoli ad esistere ma bisogna fermare il massacro in atto, smetterla con le armi e avviare un dialogo concreto per ricostruire la pace”. Il segretario Cgil ha poi puntato il dito contro il governo, responsabile, a suo dire, del clima che si è venuto a creare già prima dei fatti di Pisa: “Siamo qui anche per difendere il diritto a manifestare. È il modo migliore per rispondere ad una logica pericolosa del governo che, anziché misurarsi con le richieste democratiche che vengono dal Paese, pensa di usare la forza. Non è questa la strada. E lo dico anche nel rispetto dei lavoratori della polizia, perché il problema non sono loro, il problema sono gli ordini e la logica sbagliata che sta usando il governo”.
D’Alema si è invece rifiutato di entrare nel merito della discussione sull’uso, improprio o meno, del termine “genocidio”, spiegando che la sostanza, con oltre 30mila morti di cui 12mila bambini, non cambia: “Io non voglio entrare in una disputa nominalistica e trovo persino scandaloso che ci sia – ha dichiarato – Il fatto che sono stati uccisi quasi 12mila bambini è sufficiente. Non so come lo si vuole chiamare. Probabilmente saranno consolati i genitori dall’informazione che non si è trattato di genocidio, ma soltanto di un massacro”. Ed è poi passato ad attaccare il governo per la mancata presa di posizione su un cessate il fuoco immediato: “Il governo italiano si è astenuto alle Nazioni Unite per il cessate il fuoco, è una cosa che nessun governo del passato avrebbe mai potuto fare. Mi riferisco ai governi democristiani, nessun governo. Quindi è una posizione che mi sembra renda piuttosto difficile la condivisione”.