“È più forte chi vede la situazione, chi pensa al popolo, chi ha il coraggio della bandiera bianca, di negoziare. Oggi si può negoziare con l’aiuto delle potenze internazionali. La parola negoziare è coraggiosa. Quando vedi che sei sconfitto, che le cose non vanno, occorre avere il coraggio di negoziare“. Papa Francesco chiede all’Ucraina di abbandonare ogni idea di vittoria militare sulla Russia e di riconquista dei territori perduti e di sedersi al tavolo delle trattative. Una decisione difficile da prendere, ha riconosciuto il Pontefice nel corso di un’intervista alla Radiotelevisione svizzera, ma che deve arrivare lasciando da parte l’orgoglio e pensando alle innumerevoli vite risparmiate da un cessate il fuoco dopo oltre due anni di guerra: “Hai vergogna, ma con quante morti finirà? – ha aggiunto Bergoglio – Negoziare in tempo, cercare qualche Paese che faccia da mediatore. Nella guerra in Ucraina ce ne sono tanti. La Turchia, si è offerta. E altri. Non abbiate vergogna di negoziare prima che la situazione peggiori”. Più tardi il direttore della sala stampa vaticana, Matteo Bruni, ha precisato che il Papa non ha chiesto una resa dell’Ucraina, ma che essa faccia di tutto per andare a un negoziato il prima possibile.
Le parole del Pontefice arrivano a meno di 24 ore dall’ultima proposta di mediazione avanzata dal presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, che si è offerto di ospitare colloqui di pace tra Russia e Ucraina: “Siamo pronti ad ospitare un vertice al quale sia presente anche la Russia”, ha dichiarato in conferenza stampa congiunta con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Che ha replicato: “Non vediamo come si possa invitare gente che bloccherà, distruggerà e ucciderà ogni cosa. I paesi civilizzati del mondo avranno preparato un piano dettagliato” prima di quell’incontro.
Il clima che si respira a Kiev, ma anche a Bruxelles, è di ben altro tenore. Dopo le parole del presidente francese Emmanuel Macron sulla possibilità di un impiego di truppe occidentali in Ucraina e il piano per la Difesa europeo che prevede maggiori stanziamenti per sostenere le operazioni dell’esercito di Zelensky, nella serata di venerdì anche il segretario del Consiglio di sicurezza e difesa ucraina, Alexei Danilov, ha dichiarato che l’Occidente potrebbe aiutare l’Ucraina non solo con le armi ma anche con le truppe: “Non escludiamo assolutamente la comparsa di alcune unità militari di alcuni Paesi sul nostro territorio se prendono una decisione adeguata”, ha detto.
A papa Francesco è stato poi chiesto se si sia proposto per negoziare negli attuali conflitti. E lui ha risposto riferendosi anche alla guerra in corso a Gaza: “Io sono qui, punto. Ho inviato una lettera agli ebrei di Israele per riflettere su questa situazione. Il negoziato non è mai una resa. È il coraggio di non portare il Paese al suicidio. Gli ucraini, con la storia che hanno, poveretti, gli ucraini al tempo di Stalin quanto hanno sofferto”. E torna ad attaccare l’industria delle armi, prima causa dei conflitti mondiali a suo dire: “Dietro c’è sempre l’industria delle armi. È un peccato collettivo questo. L’economo, un mese fa, mi dava il rendiconto di come stavano le cose in Vaticano, sempre in deficit. Lei sa dove sono oggi gli investimenti che danno più reddito? La fabbrica delle armi. Tu guadagni per uccidere. Terribile la guerra”. Tutte le guerre lo sono, ci tiene a sottolineare: “Io questo lo dico sempre, quando sono stato nel 2014 al Redipuglia ho pianto. Poi lo stesso mi è successo ad Anzio, poi tutti i 2 novembre vado a celebrare in un cimitero. L’ultima volta sono andato al cimitero britannico e guardavo l’età dei ragazzi. Questo l’ho detto già, ma lo ripeto. Quando c’è stata la commemorazione dello sbarco in Normandia, tutti i capi di governo hanno celebrato quella data ma nessuno ha detto che su quella spiaggia sono rimasti ben 20mila ragazzi”.
Il Pontefice estende poi la sua riflessione anche al conflitto in corso nella Striscia di Gaza. Da quando Israele ha iniziato i bombardamenti e le operazioni di terra, in seguito all’attacco di Hamas del 7 ottobre, i morti hanno superato i 30mila, per la stragrande maggioranza civili, tra cui 12mila bambini. “Tutti i giorni alle 7 del pomeriggio chiamo la parrocchia di Gaza – ha detto Francesco – Seicento persone vivono lì e raccontano cosa vedono, è una guerra. E la guerra si fa in due, non uno. Gli irresponsabili sono questi due che fanno la guerra. Poi non c’è solo la guerra militare, c’è la ‘guerra-guerriglia’, diciamo così, di Hamas, un movimento che non è un esercito. È una brutta cosa”.
In serata è arrivata poi la precisazione dal Vaticano: “Il Papa usa il termine bandiera bianca e risponde riprendendo l’immagine proposta dall’intervistatore, per indicare con essa la cessazione delle ostilità, la tregua raggiunta con il coraggio del negoziato. Altrove nell’intervista, parlando di un’altra situazione di conflitto, ma riferendosi a ogni situazione di guerra, il Papa ha affermato chiaramente ‘il negoziato non è mai una resa’”. E conclude ricordando che “l’auspicio del Papa resta quello sempre ripetuto in questi anni e ripetuto recentemente in occasione del secondo anniversario del conflitto. ‘Mentre rinnovo il mio vivissimo affetto al martoriato popolo ucraino e prego per tutti, in particolare per le numerosissime vittime innocenti, supplico che si ritrovi quel po’ di umanità che permetta di creare le condizioni di una soluzione diplomatica alla ricerca di una pace giusta e duratura‘”.