A quanto pare, nessuno vuole più fare il bagnino. Così raccontano quotidiani e associazioni di categoria. La notizia, però, non stupisce affatto Giuseppe: “Ho lavorato cinque mesi di lavoro come bagnino senza mai un giorno di riposo se non a maggio e dopo metà settembre. Prendevo 600 euro al mese in nero. E non è che fossi sfigato io, eravamo tutti messi così. Anzi, siamo ancora messi così. Ma chi l’ha mai visto un contratto davvero regolare? E anzi, se penso a quanto costa noleggiare lettino e ombrellone in certi stabilimenti che sottopagano i ragazzi che ci lavorano… Uno schifo. Il Salento, una meraviglia per i turisti, guarda. Peccato che noi che lavoriamo nelle attività sul territorio così tanto felici non siamo”, racconta a ilfattoquotidiano.it.
Ci risiamo. Come ogni anno, in tempo di Quaresima ecco che vediamo spuntare i primi appelli dei rappresentanti del settore del turismo. In pole position quest’anno Roberto Dal Cin, presidente di Confapi Turismo che dalle colonne di Repubblica dichiara: “Ne mancano circa 4mila in tutta Italia. Una volta ai bagnini garantivano vitto e alloggio, ora non più. Abbiamo a che fare con generazioni diverse e io credo abbia inciso anche il reddito di cittadinanza“. Insomma, anche quest’anno, nonostante il governo si sia prodigato a cancellare il reddito per chiunque sia considerato occupabile, la colpa di questa penuria di personale desideroso di lavorare negli stabilimenti balneari italiani è comunque sempre del reddito. Secondo Dal Cin, gli stipendi non c’entrano: semmai tra le cause ci sarebbe la scomparsa di uno dei benefit più agognati dagli stagionali, il pagamento di vitto e alloggio. E questo sicuramente è uno dei motivi, visti gli affitti insostenibili in moltissime località turistiche, ma di certo non l’unico.
“Si chiedono pure perché non trovano più nessuno che voglia fare il bagnino? L’ho fatto per anni e non ho mai avuto un contratto regolare. O in nero o finto part-time, solo sulla carta. Dopo anni di esperienza prendevo 1000 euro al mese per 70 ore di lavoro a settimana. E io ero fortunato perché ogni tanto avevo due giorni di riposo. Al mese”, racconta Edoardo, che durante gli studi ha lavorato come bagnino in svariati stabilimenti in Toscana.
Scrivono i quotidiani che gli stipendi si aggirerebbero intorno ai 1.400-1.500 euro al mese, per otto ore al giorno. Sulla carta le cose starebbero così. Ma nella realtà, invece, le testimonianze di numerosi ex bagnini raccontano una storia decisamente differente. Andando a ritroso, poi, le versioni dei balneari collimano poco. Lo scorso anno, per esempio, il Corriere della Sera raccogliendo l’appello di alcuni balneari titolava: “Bagnini introvabili: “Offro da 1800 euro a 3mila euro al mese ma nessuno vuole farlo””. Ecco, dall’uscita di quell’articolo di testimonianze di ex operatori del settore ne sono arrivate parecchie e tutte raccontavano esperienze, condizioni e cifre decisamente differenti da quelle raccontate dalla stampa.
“Millequattrocento o millecinquecento euro al mese? Ma dimmi subito dove che ci vado. Mai visto queste cifre”, replica Michele, che vive e lavora in provincia di Vibo Valentia. “Lo stipendio più basso che ho preso è stato di 400 euro al mese in nero, avevo appena preso il brevetto. In pratica 100 euro a settimana per fare il bagnino 12 ore al giorno. Da solo, perché sia mai che assumevano un secondo per fare dei turni umani. Ho cambiato stabilimento e mi hanno offerto 600 euro al mese. Avevo un contratto di 3 ore al giorno. Quando ho visto quegli articoli di giornale mi sono messo a ridere, ma in realtà non c’è proprio nulla da ridere”.
Da Nord a Sud, la situazione sembra essere pressoché identica. Cambiano magari le cifre, ma le condizioni irregolari raccontate dai ragazzi si assomigliano molto. “Sono nato e cresciuto in Romagna e ho lavorato nel settore turistico sin da minorenne, facendo ogni tipo di lavoro. Anche il bagnino. Te lo spacciano come lavoro divertente, dicendo che alla fine non è poi così malaccio essere pagati per stare tutto il giorno in spiaggia. Quindi, perché non dovresti accontentarti di qualche centinaio di euro al mese? – racconta Luca a ilfattoquotidiano.it – A parte che per fare il bagnino mi sono preso un brevetto e il salvataggio è una responsabilità enorme, ma mi sono ritrovato a fare il tuttofare, altro che il bagnino e basta. Aprivo lo stabilimento e lo chiudevo, dalle 7 del mattino alle 20 ogni giorno, mettevo a posto gli ombrelloni, servivo i clienti. Facevo tutto io. Lo stipendio? Il primo anno 700 euro, infine 900. Con un contratto da 5 ore giorno a fronte di oltre 12. Il giorno di riposo? Un’utopia. Un regalo ogni tanto”.
Che nel settore del turismo il problema dei salari bassi e dell’irregolarità sia ampiamente diffuso non è una leggenda metropolitana e nemmeno una rivelazione sconcertante. Numerose sono state le inchieste giornalistiche che nel corso degli anni hanno dimostrato le condizioni irregolari offerte da molti imprenditori del settore. Ma a certificarlo sono anche le ispezioni dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro che, ad esempio, nel 2023 ha condotto un’operazione di vigilanza straordinaria in tutto il territorio nazionale, coadiuvata dai Carabinieri del Comando tutela del lavoro. Risultato? Riscontrate irregolarità nel 76% delle aziende dei settori del turismo e dei pubblici esercizi controllate, con picchi del 95% al Sud. Traducendo: tre imprese su quattro tra quelle controllate sono risultate inadempienti per violazioni varie come lavoro nero, mancato versamento dei contributi previdenziali, errato inquadramento contrattuale, orari di lavoro decisamente troppo lunghi. Insomma, un problema di fatto sistemico, che però sembrano ignorare in molti. Nonostante inchieste e le evidenze ispettive.