“Quelli del Pd sono ancora comunisti, diciamo le cose come stanno. Nonostante il muro di Berlino sia caduto, loro lo sono ancora”. Lo ha detto il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, che ha chiuso la campagna elettorale di Marco Marsilio, a L’Aquila. Quello di Sangiuliano è stato una specie di show, che da lontano ha ricordato i vecchi comizi di Silvio Berlusconi che andavano forte trent’anni fa. E ha ripreso il concetto di “amichettismo” caro anche alla premier, quando ha attaccato i “soliti registi” che “fanno film per 14 persone e ricevono milioni e milioni di finanziamenti”. E quando ha citato “la gauche caviar delle feste sui terrazzi romani”.
Al ministro della Cultura risponde il Pd. “Sangiuliano ha perso la misura e usa il suo incarico come grimaldello politico” dice la capogruppo dem in commissione Cultura alla Camera Irene Manzi. “Sangiuliano si nasconde dietro giri di parole pur di non pronunciarne il nome. Tira il sasso ma nasconde la mano. Ci dica a chi si riferiva ieri nel suo intervento sprezzante nei confronti di un regista che avrebbe beneficiato di trattamenti di favore. Si riempie la bocca di libertà degli artisti ma ma poi li attacca nei suoi comizietti elettorali“.