Terza proroga in partenza per il bando del Servizio civile universale. I colloqui sono già avviati, ma il Dipartimento per le Politiche giovanili ha deciso di riaprire i giochi che erano stati tormentati da una piattaforma inadeguata al suo scopo, visto che a ridosso della scadenza, con l’aumentare delle domande da presentare rigorosamente online, è andata in crash lasciando fuori molti dei ragazzi che volevano partecipare. Motivo per cui è arrivata prima una proroga di una settimana (dal 15 al 22 febbraio) e poi una di 6 ore lo stesso 22 febbraio.
Ma il sito, già obsoleto e di difficile consultazione nella parte di presentazione del bando, si è bloccato ogni volta che è stato preso d’assalto vanificando le proroghe, soprattutto l’ultima che è stata annunciata a giochi quasi chiusi e comunque era troppo breve. E così il Dipartimento ha deciso di riaprire le porte alle candidature per 4 giorni, dalle 10 dell’11 marzo alle 10 del 14 marzo. Forse anche per la paura di ricorsi da parte degli esclusi, che avrebbero rischiato di mandare a monte l’intero bando di quest’anno che riguarda la selezione di 52.236 operatori volontari da impiegare in progetti afferenti a programmi di intervento di Servizio civile universale in Italia e all’estero, a fronte di un assegno mensile di circa 500 euro, oltre a un monte ore di formazione e una corsia preferenziale nei concorsi pubblici.
Nei nuovi termini potranno presentare la domanda i giovani tra 18 e 29 anni che all’ultima scadenza per la presentazione delle domande erano in possesso dei requisiti per partecipare. Con un’avvertenza: “Si invitano i candidati a completare la compilazione dell’istanza nel corso di un’unica sessione, evitando di ricollegarsi in più occasioni”, come spiega una nota del Dipartimento. Una strategia per non mandare il sistema in tilt? Sia come sia, gli enti che propongono i progetti sperano che funzioni, ma soprattutto che gli incidenti informatici siano un’occasione per svecchiare il sistema, facendo riacquistare attrattività al percorso agli occhi dei ragazzi che lo conoscono poco e non si fidano, ma poi finiscono per fare degli stage in aziende private con formazione e assegni dal valore decisamente inferiore al pacchetto offerto dal Servizio Civile.