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Elezioni Portogallo, il centrodestra vince di misura. Il leader: “Non governeremo con gli estremisti di Chega”. Che raddoppia i consensi

I conservatori di Alleanza democratica (Ad) hanno vinto le elezioni legislative in Portogallo, ma con un vantaggio sul Partito socialista che si è andato assottigliando durante un complicato spoglio dei risultati protrattosi ben oltre la mezzanotte. Entrambe le formazioni si attestano attorno al 28%, ma la coalizione guidata da Luís Montenegro, formata dal Partito socialdemocratico, dai popolari del Cds-Pp e dai monarchici, supera il partito di Pedro Nuno Santos solo grazie ai poco più di 50mila voti e ai tre seggi ottenuti da Psd e popolari sull’isola di Madeira, dove i due partiti non si presentavano con il simbolo di Ad.

Resta ancora lo spoglio del voto all’estero, con cui si eleggono quattro dei 230 deputati del parlamento monocamerale di Lisbona. Ma il leader socialista Santos ha riconosciuto la sconfitta e annunciato che non presenterà né approverà alcuna mozione di sfiducia a un eventuale governo minoritario di Montenegro, che a sua volta si è detto pronto a governare senza tradire la promessa fatta in campagna elettorale: “No è no” ha ripetuto a chi gli chiedeva se avrebbe governato con l’estrema destra di Chega. Altri esponenti del suo partito non sono stati così netti su questo punto.

Il partito di André Ventura, comunque, è il vero trionfatore della notte, essendo passato dal 7% conseguito nel 2022 al 18% di oggi, e da dodici a 48 deputati. Anche con l’aiuto del piccolo partito Iniziativa liberale (5%), per Luís Montenegro e i 79 deputati di Ad sarà difficile governare essendo così lontano dalla maggioranza assoluta di 116 seggi. Per questo, nel suo discorso al termine della lunga maratona notturna, il leader conservatore ha chiesto dialogo e responsabilità a tutte le forze politiche presenti in parlamento. Come ricostruito dall’agenzia Ansa, se si manterrà questa sorta di “conventio ad excludendum” l’unica via che resta è la formula delle larghe intese tra i socialisti e i moderati, con un esecutivo magari guidato dallo stesso Montenegro. Sarebbe il trionfo di un leader politico che è riuscito a sopravvivere politicamente per 25 anni: tutti davano la sua carriera ormai giunta al tramonto, magari dopo le europee di questa primavera, ma a fine novembre, in vista di queste elezioni anticipate, è stato confermato come candidato premier.

Sul fronte progressista, Pedro Nuno Santos, classe 1977, coetaneo di Giorgia Meloni, è diventato il capo dei socialisti portoghese lo scorso dicembre. Il suo arrivo è stato visto come il segno di un cambio generazionale nel partito, ma anche come una netta svolta a sinistra. Soprannominato “l’enfant terribile” del Partito socialista, si è guadagnato la reputazione di ribelle e radicale più di dieci anni fa, quando il Portogallo era stato appena salvato dalla troika: “O diventano gentili o non paghiamo. E se non paghiamo il debito tremeranno le gambe ai banchieri tedeschi“, disse all’epoca in Parlamento. Ma il nuovo segretario generale socialista negli ultimi tempi ha moderato la sua linea per cancellare le differenze interne e fare appello al voto del centro. Tanto da non escludere un accordo bipartisan con la destra moderata pur di mantenere il “cordone sanitario” ai danni di Chega.

Gli altri partiti di questa XVI legislatura saranno il Blocco di sinistra (4,4%), la coalizione di comunisti e verdi (3,3%), il partito della sinistra europeista Livre (3,2%) e gli animalisti del Pan (1,9%). Record di partecipazione, con un astensionismo che si ferma al 33,7%, la percentuale più bassa dal 1995.