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L’incubo di chef Nanni: “Nella cucina di Giorgio Locatelli ho subito bullismo. Un pomeriggio il capo partita mi spaccò il labbro con un un mazzetto di rucola”

Il cuoco di È sempre mezzogiorno, celebre per la sua cucina wild - nei video sui social “spadella” nei boschi del suo Abruzzo – ha deciso di raccontare nel suo libro “A sentimento” ciò che gli accadde quando era poco più che diciottenne. Fresco di diploma, partì con la sua fidanzata dell’epoca per fare esperienza in uno dei ristoranti più blasonati d’Europa. Un’opportunità che quasi subito si trasformò in “un inferno”, come lui stesso ha rivelato al Corriere della Sera

Insulti, offese, bullismo serrato. È un ritratto impietoso quello che lo chef Davide Nanni fa della sua esperienza nelle cucine del ristorante di Giorgio Locatelli, a Londra. Il cuoco di È sempre mezzogiorno, celebre per la sua cucina wild – nei video sui social “spadella” nei boschi del suo Abruzzo – ha deciso di raccontare nel suo libro “A sentimento” ciò che gli accadde quando era poco più che diciottenne. Fresco di diploma, partì con la sua fidanzata dell’epoca per fare esperienza in uno dei ristoranti più blasonati d’Europa. Un’opportunità che quasi subito si trasformò in “un inferno”, come lui stesso ha rivelato al Corriere della Sera. La sua personalissima cucina da incubo viene incarnata da uno chef, un sous chef e un capo partita che lo prendono di mira. A bullizzarlo è in particolare il sous chef che gli affidava lavori impossibili, lo scherniva “davanti a tutti. Poi si girava verso gli altri, aspettando una risata generale, e faceva l’occhiolino alla mia ragazza”. Ma quello è solo l’antipasto indigesto di settimane che Nanni non dimenticherà più.

“Arrivai a star lì per più di 16 ore al giorno. Iniziavo alle 5. A volte trovavo ancora i lavapiatti che stavano finendo il turno di notte. Durante i pochi minuti di pausa che avevo andavo in bagno, buttavo a terra uno strofinaccio, mettevo il timer e dormivo per quattro minuti”, racconta lo chef, non lesinando dettagli sulla valanga di insulti (da “pagliaccio” in giù), tra cameratismo spinto e aggressione fisica. Come quella volta in cui, pulendo una gigantesca cassa di rucola, venne assalito da un capo partita. “Un pomeriggio per sbrigarmi eliminai le radici con un solo strappo. Il capo partita mi raggiunse e mi sbatté il mazzo in faccia, spaccandomi il labbro”. Ma le cose peggiorano ancora, gli episodi si fanno sempre più violenti (anche psicologicamente), arrivano ad incolparlo di aver fatto cadere cinque litri di brodo in una cella frigorifera e lo obbligano a pulire “senza spegnere la refrigerazione”.

Dopo quattro mesi e venti chili persi la situazione precipita, la fidanzata lo lascia, lui litiga per l’ennesima volta con il sous chef, si strappa la giacca e molla il ristorante. Ma che ruolo gioca in questa situazione Giorgio Locatelli? Del tutto secondario, dice esplicitamente Nanni: “Passava ogni tanto, per controllare che fosse tutto ok. Ma la gestione era in mano a quei tre, che si rivelarono il mio peggior incubo”. Ma che Locatelli sapeva cos’accadeva nella cucina del suo ristorante? Evidentemente no. “Quando gli parlai mi disse che erano cose che non dovevano succedere”. Nanni, che precisa di non avere nulla contro il cuoco stellato, spiega poi perché ha deciso di rivelare ciò che gli è accaduto a quindici anni di distanza: “Perché è la storia della mia vita. Nel bene e nel male. Volevo essere sincero su tutto. Quello che sono oggi è anche il frutto delle esperienze negative. Ero molto giovane. Forse oggi l’avrei affrontata in un altro modo. Credo che i tempi siano cambiati e molte di quelle cose non succedano più. Gli direi di parlarne subito. E non cedere. All’epoca si raccontava poco, anche per paura di ritorsioni. Invece parlarne è un atto di coraggio. Bisogna reagire”.