E' il primo film ucraino a vincere un Oscar
Nella notte degli Oscar, un momento storico ha toccato il cuore di milioni di spettatori in tutto il mondo. “20 Giorni a Mariupol”, un documentario che narra i giorni iniziali dell’invasione russa dell’Ucraina, ha ricevuto la statuetta per il Miglior Documentario, segnando un evento senza precedenti: è il primo film ucraino a vincere un Oscar. La vittoria rappresenta non solo un trionfo cinematografico, ma anche un potente riconoscimento della resistenza e della sofferenza del popolo ucraino, come ha sottolineato il regista Mstyslav Chernov, giornalista dell’Associated Press: “Avrei voluto non fare mai questo film. Vorrei poter scambiare questo premio con la Russia che non attacca mai l’Ucraina, non occupa mai le nostre città. Non uccide mai decine di migliaia di miei connazionali ucraini. Ma non posso cambiare la storia. Non posso cambiare il passato. Ma noi tutti insieme possiamo assicurarci che la storia sia chiarita e che la verità prevalga“, ha affermato Chernov in un discorso che ha toccato profondamente l’uditorio e gli spettatori di tutto il mondo.
La produzione, un progetto congiunto tra The Associated Press e PBS’ “Frontline”, ha portato Chernov e i suoi colleghi, tra cui il fotografo Evgeniy Maloletka e la produttrice Vasilisa Stepanenko, a trovarsi bloccati nel fuoco incrociato a Mariupol, nel sudest dell’Ucraina, proprio mentre iniziavano i bombardamenti. La loro esperienza sul campo, documentando gli orrori della guerra e la devastazione civile, ha permesso di trasmettere al mondo immagini e storie che altrimenti sarebbero rimaste invisibili.
Questo documentario, che ha debuttato al Sundance Film Festival vincendo un premio del pubblico, ha proseguito il suo successo ottenendo riconoscimenti dal Directors Guild e dal BAFTA, per poi culminare nella vittoria dell’Oscar. Il film ha battuto una forte concorrenza nella sua categoria, dimostrando l’importanza di raccontare storie che riflettono la realtà degli eventi mondiali e l’impatto della guerra sulla vita civile. L’attribuzione dell’Oscar a “20 Giorni a Mariupol” non solo segna una vittoria per l’Associated Press, che riceve per la prima volta questo riconoscimento, ma sottolinea anche l’impegno del cinema nel dare voce a chi non può parlare. Chernov, attraverso il suo lavoro e le sue parole, ha ricordato a tutti l’importanza della memoria storica e del ruolo che ciascuno può giocare nel garantire che la verità prevalga e che gli eventi siano ricordati correttamente.