Il marchio Fiat, gruppo Stellantis, sta abbandonando le utilitarie per spostarsi verso segmenti più alti, Suv inclusi, compromettendo gli obiettivi di decarbonizzazione. Lo segnale un rapporto di Transport & Environment (T&E), organizzazione ambientalista indipendente europea. L’evoluzione del modello produttivo andrebbe di pari passo con un’ulteriore delocalizzazione verso Serbia, Polonia e Turchia e con un ritmo di elettrificazione della flotta che potrebbe non coincidere con gli impegni comunicati dal gruppo. Gruppo che in Italia arriverebbe a produrre al 2030, secondo i forecast GlobalData, circa 630mila auto, sommando la produzione dei suoi vari brand (in particolare la crescita nei volumi di Opel, Alfa Romeo, DS, Maserati, Lancia e Dodge, mentre dovrebbe contrarsi, oltre alla produzione di Fiat, anche quella di Jeep).

Secondo T&E, evolvere verso veicoli più grandi, pur in coerenza con il trend europeo del settore, significherebbe per Fiat “appannare la propria identità in un momento in cui è evidente la mancanza di offerta, da parte dell’automotive europeo, sui segmenti delle auto piccole (A e B), specialmente per la produzione di vetture elettriche (BEV)”. Un vuoto, questo, che molti analisti ritengono sarà colmato dalla produzione cinese. Il recente lancio della Renault 5 elettrica (costruita in Francia con una batteria prodotta in Europa) dimostra però che una strada all’utilitaria zero emission europea esiste ed è concreta. Ma resta necessario un indirizzo industriale chiaro e le giuste politiche industriali di sostegno.

Lo scorso anno, sono state meno di 70mila le vetture elettriche prodotte da Fiat, ossia meno del 12% della produzione complessiva del brand in UE e nei paesi limitrofi (circa 580 mila auto). Le previsioni per i paesi analizzati indicano che, al 2030, potrebbe essere elettrica solo la metà (53%) della produzione. “Il declino dell’industria italiana dell’auto comincia assai prima della rivoluzione elettrica. In 30 anni siamo passati dal produrre 2 milioni di auto a meno di mezzo milione. Lo scorso anno Fiat ha toccato il suo minimo storico nel nostro Paese: appena 230mila auto” ha commentato Carlo Tritto di T&E Italia, che continua “La transizione all’elettrico può essere un’opportunità per rivitalizzare il settore, ma quel che manca sul mercato europeo è l’offerta di un’auto di massa a zero emissioni. Che non sembrerebbe essere al centro dei piani Fiat. Se l’industria europea non spingerà in questa direzione saranno probabilmente i competitor cinesi a colmare il vuoto”.

Negli scorsi mesi Stellantis ha preteso alcuni impegni, dal Governo italiano, per confermare il suo interesse industriale verso il nostro Paese. Tra i risultati di questo confronto, un nuovo sistema di incentivi potrebbe segnare un cambio di passo per il mercato italiano delle elettriche. Tuttavia, secondo T&E, utilizzare la sola leva del sostegno alla domanda, in un contesto di mercato e mobilità per altri versi sfavorevole all’elettrico, risulterà parziale. Se si vuole sostenere la ripresa dell’automotive italiana si deve favorire a 360 gradi la transizione dei trasporti. Transport & Environment raccomanda al governo italiano di adottare un sistema di incentivazione esclusivo per i veicoli a zero emissioni; una nuova fiscalità dell’auto – e in specie dell’auto aziendale – declinata (come quasi ovunque in Europa) in base ai parametri emissivi; introdurre un meccanismo di credito per l’elettricità rinnovabile nei trasporti, facilitando così lo sviluppo di una rete di ricarica capillare e realmente abilitante.

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