Dalle parole ai fatti. Il gruppo Shell, prima compagnia petrolifera privata al mondo, si appresta a formalizzare quanto annunciato in passato dall’amministratore delegato Wael Sawan. Il percorso di riduzione delle emissioni di Co2 verrà rallentato a favore di un uso più prolungato di fonti fossili (petrolio e gas) che stanno garantendo lauti guadagni agli azionisti. L’aggiornamento delle strategie verrà ufficializzato giovedì ma anticipazioni diffuse dall’agenzia Bloomberg indicano la direzione che il gruppo inglese intende seguire.
Nel 2020 sotto la guida dell’ex a.d. Ben van Beurden Shell aveva presentato la sua road map per azzerare progressivamente le emissioni nette (Co2 emessa meno Co2 recuperata con varie tecniche) entro il 2050. Ma ora le tappe del percorso verranno rese meno stingenti, in linea con quanto stanno facendo altri colossi petroliferi a cominciare dalla concorrente diretta British Petroleum che dalla nuova impostazione ha ottenuto un netto rialzo dei suoi titoli azionari attirando investitori. Nell’insieme le case europee rincorrono quelle americane, da sempre molto più restie ad assumere impegni ambientali stringenti e per questo premiate dal mercato.
Da quando ha assunto l’incarico nel 2023, Sawan ha affermato più volte che la sua priorità è offrire maggiori guadagni agli azionisti di Shell (e di conseguenza ai manager i cui stipendi sono ancorati alle performance sul mercato). I dividendi sono stati alzati, i posti di lavoro tagliati, e gli investimenti nel fossile accresciuti visto che con le quotazioni attuali sia petrolo che gas garantiscono profitti importanti. Quasi tre anni fa l’Agenzia internazionale per l’Energia (espressione dei paesi industrializzati) aveva affermato che l’unico modo per contenere l’aumento della temperatura globale entro la soglia degli 1,5 gradi centigradi sarebbe stato quello di azzerare da subito i nuovi investimenti in gas, petrolio e carbone. Non è accaduto nulla di tutto ciò, sta anzi succedendo il contrario.