Il fallimento morale della civiltà occidentale di fronte a quello che la International Court of Justice ha definito come “plausibili” violazioni del “diritto dei Palestinesi a Gaza ad essere protetti da atti di genocidio” è ben rappresentato dalla disinformazione diffusa dai suoi media mainstream. Giornali e tv considerate dai più come fonti attendibili di informazione si stanno macchiando di gravi pregiudizi e diffusione di notizie infondate sul massacro di Gaza. Il Centro per il Monitoraggio dei Media (Cfmm) ha pubblicato un rapporto che espone significativi pregiudizi nella copertura mediatica del genocidio di Gaza. Il rapporto ha esaminato una vasta gamma di dati, analizzando 176.627 clip televisive di oltre 13 emittenti e 25.515 articoli di notizie da oltre 28 siti web di media online del Regno Unito. I risultati sono stati suddivisi in aree tematiche.
1. Empatia selettiva che ignora le sofferenze dei civili di Gaza
Il linguaggio dei media ha descritto gli israeliani come vittime di attacchi 11 volte più frequentemente dei palestinesi. L’analisi dell’uso del linguaggio nella copertura mediatica ha evidenziato in modo sproporzionato la sofferenza israeliana, mentre ha minimizzato le ingiustizie sofferte dalle vittime palestinesi. Questa disparità ha perpetuato una narrazione che ha sminuito le indicibili sofferenze di donne e bambini innocenti a Gaza.
2. Rappresentazione distorta dei diritti di Israele e dei Palestinesi
La maggior parte dei canali tv ha promosso in modo “esagerato e distorto il diritto di Israele” a difendersi, oscurando i diritti dei palestinesi. Nella tv le prospettive israeliane sono state citate quasi tre volte più di quelle palestinesi. Nelle notizie online è stato quasi il doppio. Questa inquadratura prevenuta ha contribuito a una rappresentazione distorta del genocidio.
3. Uso di eufemismi nel descrivere il genocidio di Gaza
Il 76% degli articoli online ha inquadrato il conflitto come una “guerra Israele-Hamas”, mentre solo il 24% ha menzionato “Palestina/Palestinesi”, indicando una mancanza di contesto. Questa inquadratura distorta non ha fornito una comprensione critica del conflitto.
4. Mistificazione delle proteste tese a proteggere il diritto alla vita di civili innocenti a Gaza
Canali tv e giornali hanno contribuito a mistificare le proteste dei manifestanti che protestano gli atti di genocidio a Gaza come antisemiti, violenti o pro-Hamas. Etichettare chi denuncia il genocidio di Gaza con la qualifica di antisemitismo è una tattica di manipolazione emotiva particolarmente riprovevole. C’è una lunga lista di prestigiosi autori ebrei e movimenti sociali israeliani che condannano il massacro di Gaza. Chi crede nell’empatia universale e nella dichiarazione dei diritti umani non difende i diritti dei carnefici, ma prova compassione con le vittime di un genocidio qualsiasi sia la loro bandiera o etnia. Dare dell’antisemita a chi difende il diritto alla vita dei bambini e civili Palestinesi è un tipico esempio di gaslighting finalizzato a distrarre attenzione dai crimini di uno stato che usa la sofferenza dei propri avi per perpetrare la sofferenza di un altro popolo.
5. Affermazioni non verificate
I media occidentali di impatto mondiale come il New York Times hanno diffuso in modo ripetuto affermazioni non verificate sulla tragedia di Gaza.
A 5 mesi dagli attacchi di Hamas (che hanno generato crimini contro l’umanità senza se e senza ma), Israele ha ucciso almeno 30.000 palestinesi. Altri 70.000 circa sono stati feriti con perdita di braccia, gambe e altri organi vitali. Molti rimarranno disabili a vita. Circa l’80% della popolazione, pari a 1,9 milioni di persone, è stata costretta a fuggire dalle proprie case, alcune fino a mezza dozzina di volte a causa dell’avanzata militare israeliana verso sud. Circa il 60% degli edifici a Gaza è stato danneggiato, il 45% distrutto, tra cui scuole, ospedali, panetterie.
La narrativa dei media mainstream occidentali ha spesso giustificato questo massacro di innocenti. I numeri, come sempre, fanno chiarezza della nebbia gettata negli occhi da giornalisti, politici, gruppi di pressione politica e opinionisti da salotto: per ogni bambino israeliano ucciso da Hamas il 7 ottobre, 2023 (totale 36), Israele ne ha uccisi almeno 360 (totale 13000). Molti di loro sono morti di fame letteralmente a causa delle politiche di embargo di cibo da parte di Israele.
La complicità a favore di questo massacro giornaliero di innocenti – il messaggio di Aaron Bushnell – è stata ampiamente favorita dai media mainstream. A questo si aggiunge il silenzio assordante di intellettuali che, invece di denunciare la brutalità di Israele, si arrampicano sugli specchi adducendo giustificazioni implausibili o ridicole. La civiltà occidentale, più che sulla democrazia, è fondata sull’ipocrisia, sull’empatia selettiva e sulla disumanizzazione delle vittime che non appartengono al nostro “clan”.
In Europa e negli Stati Uniti siamo molto bravi a sottolineare le efferatezze dei nostri nemici, ma per trovare i responsabili dei peggiori crimini umanitari della storia recente non dobbiamo far altro che guardarci allo specchio.