“La mia non vuole essere una censura di Raffaele Cantone“, ma piuttosto “un segnale di tranquillità alla Procura, il cui lavoro è stato oggetto di polemiche esterne. Per far vedere che c’è un organo che controlla”. Così, parlando a Repubblica, il procuratore generale di Perugia Sergio Sottani ridimensiona la portata della nota – diffusa lunedì – in cui ha scritto di voler verificare il rispetto della presunzione di innocenza a proposito dell’audizione in Commissione Antimafia del capo dei pm del capoluogo umbro. Nel comunicato, Sottani aveva definito “inusuale” la richiesta di Cantone (e del procuratore nazionale Antimafia Giovanni Melillo) di essere sentiti dall’organo parlamentare in relazione all’indagine in corso sui presunti dossieraggi realizzati alla Dna (la Procura nazionale Antimafia) tramite accessi abusivi a sistemi informatici. E aveva ricordato che “l’attività di vigilanza sui rapporti con gli organi di informazione dei procuratori del distretto impone a questo procuratore generale di verificare il corretto bilanciamento tra il doveroso diritto dell’opinione pubblica ad essere informata nella fase delle indagini e il rispetto della presunzione di innocenza”. Parole interpretate come una reprimenda nei confronti del magistrato suo “sottoposto”, per aver insistito troppo, in seduta pubblica, sulla gravità delle condotte attribuite al finanziere Pasquale Striano, già in servizio alla Dna e indagato come presunto autore di migliaia di accessi abusivi.
La nota di Sottani, insomma, sembrava poter anticipare persino una segnalazione disciplinare nei confronti di Cantone. A Repubblica, però, il pg dà una lettura diversa: a partire dall’aggettivo “inusuale” riferito all’audizione, che – chiarisce – non voleva significare “irrituale” o “anomalo”, ma solo “inedito“, poiché due magistrati in ruoli apicali avevano chiesto di essere sentiti per riferire su circostanze gravi. Con il procuratore della Repubblica, sottolinea, non c’è alcun attrito: “La mia attività è anche a tutela della Procura. Era doveroso comunicare che vigilerò perché le informazioni sull’indagine siano tracciabili, cioè veicolate con comunicati, conferenze stampa, audizioni”. Perché allora uscire con un comunicato leggibile (molto facilmente) come una sconfessione? “Per dare un segnale di tranquillità alla Procura, il cui lavoro è stato oggetto di polemiche esterne. Per far vedere quindi che c’è un organo che controlla”, sostiene. Infine, rispetto all’altra parte della nota, in cui dichiarava di aver “attivato le proprie funzioni di sorveglianza” a proposito dei rapporti tra il cancelliere Raffaele Guadagno e alcuni pm dell’ufficio perugino, Sottani conferma: “Acquisirò informazioni e, se opportuno, sottoporrò la vicenda al Csm”.