Proprio mentre l’Unione europea rinnega le misure principali del Green Deal, boicottato dal Ppe della presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, l’Agenzia europea dell’ambiente (Aea) mette in guardia: “L’Europa è il continente che sta registrando i più rapidi aumenti delle temperature al mondo”. E parla di “interventi urgenti” per evitare che alcuni rischi raggiungano livelli “catastrofici”. Tutto pubblicato nel suo primo rapporto sulla valutazione dei rischi climatici nei Paesi dell’Unione, alla vigilia di un’altra pubblicazione molto attesa. Quella della Commissione Ue presieduta da Ursula von der Leyen: si tratterà di una comunicazione sulla resilienza climatica e sul contenuto della quale nei giorni scorsi sono trapelate alcune anticipazioni. Si parla di possibili conflitti per le risorse idriche, anche tra Stati. Insomma, Bruxelles guardava al Green Deal come lo sbarco sulla luna, ma lascia in eredità un’Europa alle prese con le guerre dell’acqua.
L’Agenzia europea dell’Ambiente: “Il rischio di conseguenze catastrofiche” – L’Aea ha pubblicato i risultati della prima European Climate Risk Assessment, valutazione europea dei rischi climatici mai effettuata come contributo all’individuazione delle priorità politiche in materia di adattamento ai cambiamenti climatici e in supporto ai settori sensibili al clima. La valutazione, coordinata insieme al Centro euro-mediterraneo sul cambiamento climatico, si sofferma su 36 principali rischi climatici nell’ambito di cinque grandi gruppi: ecosistemi, alimenti, salute, infrastrutture, economia e finanza. E spiega che molti di questi rischi hanno già raggiunto “livelli critici”, che potrebbero “diventare catastrofici in assenza di interventi urgenti e decisivi”. Ventuno di questi rischi, infatti, richiedono interventi più incisivi e, tra questi, otto sono da attuare con particolare urgenza, principalmente per preservare gli ecosistemi, limitare l’esposizione umana al calore, proteggere la popolazione e le infrastrutture da inondazioni e incendi boschivi e garantire la sostenibilità dei meccanismi di solidarietà europei, come il Fondo di solidarietà dell’Unione europea. Secondo l’Aea, inoltre, è l’Europa meridionale a essere “particolarmente a rischio” a causa di incendi, ondate di calore e scarsità di acqua. Inondazioni, erosione e l’infiltrazione di acqua salata minacciano invece le regioni costiere europee a bassa quota. “I responsabili politici europei e nazionali devono agire immediatamente con interventi volti a limitare i rischi climatici, sia mediante una rapida riduzione delle emissioni sia con l’attuazione di politiche e di interventi di adattamento forti” ha sottolineato Leena Ylä-Mononen, direttrice esecutiva dell’Agenzia.
Stati europei, tra collaborazione e possibili conflitti – Come spiega anche il Centro euro-mediterraneo sul cambiamento climatico la maggior parte dei principali rischi individuati nella relazione è considerata un fattore che interessa “congiuntamente” l’Unione europea, i relativi Stati membri e altri livelli di governo. La valutazione sottolinea, infatti, che per affrontare e limitare i rischi climatici in Europa “l’Ue e gli Stati membri devono collaborare coinvolgendo anche i livelli regionali e locali laddove si rivelino necessari interventi urgenti e coordinati”. Ma c’è un rischio: che le difficoltà già oggi incontrate da diversi Stati a causa dei cambiamenti climatici possano diventare motivo di scontro più che di collaborazione. Un rischio di cui si parlerebbe nel documento che Bruxelles si accinge a presentare per chiedere ai governi di fare di più per contrastare il cambiamento climatico. Secondo quanto anticipato nei giorni scorsi da Politico.Eu, infatti, l’ultima bozza del documento – che potrebbe essere l’ultimo di una certa rilevanza sul fronte della lotta al cambiamento climatico da parte della Commissione guidata da Ursula von der Leyen, prima delle elezioni europee di giugno – si afferma non solo che la scarsità d’acqua potrebbe portare a una maggiore concorrenza sulle risorse idriche tra i diversi settori, problematica che l’Italia ha già avuto modo di sperimentare, ma che potrebbe essere causa di conflitti tra Stati membri. Un esempio è quanto sta accadendo in Catalogna (Spagna), che ha vissuto un inverno particolarmente siccitoso e fa pressioni al governo centrale spagnolo guidato dal socialista Pedro Sánchez affinché devi l’acqua del fiume Ebro, che alimenta parte della regione, dalla vicina Aragona. Uno scenario che i paesi europei conoscono molto meno rispetto a quelli che si trovano in altre aree del pianeta, come Yemen, Siria, Iran, Pakistan e India, ma anche quelli del Sud America. Dovuti certamente al clima, ma anche a politiche sbagliate.
Bruxelles sognava lo sbarco sulla luna, ma lascia i conflitti per l’acqua – Il documento dell’esecutivo Ue è molto atteso anche perché arriva in un momento in cui Bruxelles sta ricevendo forti critiche a causa di dietrofront e rese su molte delle misure del Green Deal, anche prima della protesta dei trattori che, in realtà, non si è ancora fermata. Partendo dai cinque gruppi a cui fa riferimento la valutazione dell’Agenzia europea dell’Ambiente (ecosistemi, alimenti, salute, infrastrutture, economia e finanza), si possono citare, per esempio, il testo indebolito del regolamento sul Ripristino della Natura e lo stop alla proposta di dimezzare l’uso di pesticidi in agricoltura al 2030 che, però, già era stata respinta dal Parlamento Ue e si era arenata a causa dei veti dei Paesi membri. Ma ci sono anche le deroghe concesse agli Stati – in primis l’Italia – nella direttiva sulla qualità dell’aria e la revisione della direttiva sulle emissioni industriali che non ha incluso gli allevamenti di bovini che pure Bruxelles aveva proposto. Molte rese sono dovute alle elezioni europee che, nel frattempo, si avvicinavano. Ed ora sono alle porte, ma l’eredità lasciata dalla Commissione Ue è diversa rispetto alla promessa. Dallo “sbarco sulla luna” ai conflitti dell’acqua.