Associazione mafiosa, estorsione e tentata estorsione. Tutti reati aggravati da metodo mafioso. Sono questi i reati contestati dalla Dda agli indagati che sono stati arrestati dai Carabinieri del Nucleo investigativo del gruppo di Castello di Cisterna su ordine del giudice le indagini preliminari di Napoli. Quattordici in totale le misure – 13 in carcere, uno ai domiciliari – con i reati contestati a vario titolo.
Tra gli indagati un agente della polizia municipale accusato di avere favorito la latitanza del boss Antonio Angelino, ritenuto a capo dell’omonimo clan di Caivano. Sarebbe stato proprio lui, padre del fidanzato di una nipote di Angelino, a prendere in affitto la villetta di Castelvolturno, sul litorale del Casertano, dove il boss ha trascorso la sua latitanza. Per lo stesso reato viene accusato anche il figlio dell’agente della polizia municipale. Il vigile risulta in servizio nel Comune di San Cipriano d’Aversa (Caserta). Al pubblico ufficiale viene contestato il concorso esterno in associazione mafiosa, tra i 14 indagati arrestati oggi dai carabinieri di Castello di Cisterna.
Per gli inquirenti il gruppo era protagonista di richieste estorsive a imprenditori e commercianti a Caivano e nei territori vicini. Con le indagini, che riguardano il periodo tra maggio e novembre 2023, i militari hanno riscontrato un “vero e proprio rastrellamento” delle realtà economiche del territorio (Caivano e zone limitrofe) da sottoporre a estorsione: sono infatti ben 36 gli episodi estorsivi consumati o tentati dal clan Angelino documentati. Anche ad altri indagati sono ritenuti anche responsabili di avere favorito la latitanza di Angelino, detto “Tibiuccio”, individuato e arrestato il 9 luglio 2023.