Addio a TikTok negli Stati Uniti? La Camera ha approvato a larga maggioranza la legge che apre la strada al divieto ad usare il social cinese, a meno che la società ByteDance non venda la piattaforma a un’azienda americana entro sei mesi. Ora le legge passa al Senato, dove non è detto che venga approvata: se, infatti, il supporto bipartisan alla Camera è stato solido, potrebbe invece vacillare al Senato, dove figure chiave dei repubblicani sono contrarie a una mossa drastica contro un’app estremamente popolare che conta 170 milioni di utenti negli Stati Uniti.
L’ipotetica messa al bando del diffuso social è considerata una mossa prepotente e sleale dal portavoce del ministero degli Esteri cinese Wang Wenbin, secondo cui Washington, “malgrado non abbia mai trovato prove che TikTok minacci la sicurezza nazionale americana, non ha mai smesso di reprimere TikTok”. Una misura che vede lo stesso presidente Biden in disaccordo con la sinistra dei dem. Su tutti la deputata Alexandria Ocasio-Cortez che poco prima del voto ha annunciato il suo no: “Voterò no alla vendita forzata di TikTok, questa legge è stata affrettata in modo incredibile, dalla commissione al voto in quattro giorni, con pochissime spiegazioni”, ha affermato Ocasio-Cortez, per una volta in sintonia con Donald Trump nell’opporsi alla legge.
“Vi sono in gioco questioni serie di antitrust e privacy e preoccupazioni di sicurezza nazionale che dovrebbero essere spiegate al pubblico prima del voto”, ha aggiunto su X la deputata newyorkese, che con la sua posizione dà voce ai giovani progressisti che sono tra gli utenti del social media popolarissimo tra gli under 30 americani. E mentre Joe Biden ha già detto che firmerà la legge se sarà approvata, il repubblicano Trump, che quando era alla Casa Bianca aveva invocato più volte una misura analoga dichiarando TikTok “una minaccia per la sicurezza nazionale”, sembra aver cambiato posizione, allineandosi allo scetticismo sulla legge e bando.
La norma è ufficialmente nota come ‘Protecting Americans from Foreign Adversary Controlled Applications Act’, anche se TikTok ha sempre negato qualsiasi legame con il governo cinese e ha deciso di ristrutturare la società in modo che i dati degli utenti americani rimangano negli Stati Uniti. Tutti tentativi di ridimensionare i timori di governi e funzionari sulla sicurezza e sulla potenziale influenza del Partito comunista cinese, senza però riuscirci. Al punto che ora le accuse sono di slealtà commerciale. Accuse che ancora una volta Pechino respinge al mittente: “Questo tipo di comportamento prepotente che non può vincere in una concorrenza leale interrompe la normale attività commerciale delle aziende, danneggia la fiducia degli investitori internazionali nell’ambiente degli investimenti e danneggia il normale ordine economico e commerciale internazionale”, ha affermato il portavoce Wang.