La giunta comunale di Trino, in provincia di Vercelli, ha deciso di revocare la delibera del 12 gennaio scorso, quando il Comune si era ufficialmente autocandidato a ospitare sul proprio territorio il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi e parco tecnologico, pur non essendo inserito nella mappa delle 51 aree idonee per il deposito, la Cnai. Possibilità offerta dal decreto legge Energia (su proposta della Lega), che aveva aperto alle autocandidature. La nuova proposta di delibera con la revoca, firmata dal sindaco Daniele Pane, è stata pubblicata in queste ore sull’albo pretorio dell’amministrazione comunale, a poche ore dall’incontro organizzato, oggi alle 21, dal comitato “Tri.No”.
Dopo due mesi di proteste arrivate dalle associazioni ambientaliste, da diversi sindaci, così come da esponenti del suo stesso partito, Fratelli d’Italia, il sindaco Pane torna insomma sui propri passi. Proprio in queste ore una decina di sindaci del Vercellese e Casalese si stavano ritrovando per preparare il ricorso al Tar. Il territorio di Trino non era stato compreso nella mappa delle aree idonee per motivi di sicurezza territoriale, come aveva spiegato a ilfattoquotidiano.it Gian Piero Godio, vicepresidente per il Vercellese di Legambiente e di Pro Natura: “Non ci sono solo questioni amministrative, impedimenti che possono cambiare che riguardano gli insediamenti industriali, né tantomeno aspetti legati al consumo di suolo, che non è un criterio per l’esclusione, ma problemi legati, tra l’altro, alla sicurezza del territorio. Dai rischi di alluvione a quelli sismici. Senza considerare la presenza delle risaie”.
Secondo il sindaco Pane (lista civica, con iscrizione a Fratelli d’Italia), però, ospitare il deposito a Trino, comune di meno di settemila abitanti, avrebbe portato sul territorio contributi pubblici milionari, quattromila occupati nel cantiere per 4 anni e fino a mille nella gestione dell’impianto. “A differenza di tutti gli altri, noi il problema ce l’abbiamo” ha detto, ricordando che fra Trino (nel deposito temporaneo che si trova presso l’ex centrale Enrico Fermi, chiusa nel 1990) e Saluggia (che ospita l’impianto Eurex per il riprocessamento dell’uranio) “abbiamo circa l’82% di rifiuti d’Italia in termini di radioattività”. Fino all’attuale dietrofront, una vittoria per gli ambientalisti preoccupati per il rischio inondazione causato dalla risaia e per la natura sismica del territorio attraversato da una faglia.
“Il ritiro da parte del comune di Trino, in provincia di Vercelli, dell’autocandidatura come possibile sede del Deposito Unico Nazionale dei rifiuti radioattivi rappresenta una grande e importante vittoria”, commenta Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente. “Finalmente ha vinto il buon senso e il Comune ha ascoltato e accolto la richiesta di Legambiente e delle tante associazioni, dei comitati di cittadini, a cominciare dal comitato TriNO, dei Vescovi locali e dei movimenti sindacali contrari a questa insensata candidatura. Lo scorso febbraio oltre 300 persone hanno partecipato alla manifestazione che abbiamo organizzato a Trino proprio per sottolineare che non è un sito né idoneo e né sicuro per ospitare il deposito nucleare – spiega – Ora si proceda speditamente per scegliere il migliore tra i 51 siti dislocati in 6 regioni della Penisola attenendosi rigorosamente al percorso messo in campo con la Carta nazionale delle aree idonee per il deposito nazionale delle scorie radioattive (Cnai), coinvolgendo i territori attraverso un percorso scientifico, rigoroso e attento alla sicurezza dei cittadini. Il Deposito va fatto, questo sia chiaro, ma non sono più ammessi né ritardi né errori come la possibilità di autocandidature anche da parte dei Comuni non compresi nella Cnai”.
“Accogliamo con piacere il ritiro dell’autocandidatura del Comune di Trino – dichiara Alice De Marco, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta – pur non apprezzando le motivazioni della stessa. Oggi si può tornare alla normalità del percorso scientifico per l’individuazione del sito più idoneo tracciato dalla Cnai. Percorso che Legambiente tutta, a partire dal nazionale, per arrivare ai comitati regionali e ad ogni circolo locale ha sempre condiviso e sostenuto. In particolare, i Circoli dei territori coinvolti (Circolo Verdeblu di Casale Monferrato, Circolo Legambiente del Vercellese e della Valsesia ed il Circolo Legambiente dell’Ovadese) si sono sempre fatti portavoce della richiesta da parte della Associazione di una rigorosa applicazione di tale percorso. Individuare il sito più idoneo per realizzare il deposito, anche se questo fosse in Piemonte, vorrebbe dire conferire al meglio rifiuti che ancora vengono prodotti dal comparto medico-sanitario e chiudere definitivamente la triste storia del nucleare italiano, mettendo in massima sicurezza le scorie che per ora sono provvisoriamente depositate nel vercellese e nell’alessandrino, in luoghi non idonei”.