“Ma dove vai, vieni qua, ma che fai…”. Era pop Rino Gaetano, ed è indiscutibilmente pop Clemente Mastella, sindaco di Benevento, che pare intonare il ritornello di Gianna rivolgendosi al vicino Molise, che dopo sessant’anni di autonomia manifesta, in particolare con la provincia di Isernia, la voglia di ricongiungersi all’Abruzzo. Idea che non piace al leader di Noi Di Centro, storico sostenitore del “Molisannio”, nuova regione che unirebbe la piccola provincia di Benevento (“ma non tutta” dice Mastella) al Molise, salutando la Regione Campania “matrigna”. Un vecchio pallino dell’ex ministro, che oggi lo rivendica scrivendo al presidente della Regione Molise, ai sindaci di Campobasso, Isernia e Termoli e ai presidenti delle due Province “per invitarli a riattivare forme di dialogo istituzionale per la costituzione della Regione Molisannio”. Già due anni fa Mastella ne aveva parlato con l’ex governatore del Molise Donato Toma, che aveva incontrato più volte: “Lui era favorevole” spiega oggi il sindaco di Benevento “mentre il nuovo presidente appare meno entusiasta per la verità”.
Gli echi della vicenda arrivarono alla costituzione di un “Comitato Molisannio”, che tuttavia dopo l’annuncio della sua nascita nell’aprile del 2022, con toni epici (“Incontreremo ostacoli, ma, convinti della nostra identità, proseguiremo la nostra impresa”) non pare aver fatto grandi passi: sulla pagina social, ferma a 84 iscritti (ma i follower sono 85), l’ultimo post è appunto di quell’anno. Da allora non aveva mosso grandi passi neppure la politica: “Toma era favorevole – spiega Mastella – ma era a fine mandato. Credo che oggi sia più un discorso di pigrizia e di voler lasciare le cose come stanno a frenare il disegno, che secondo me converrebbe”.
Converrebbe secondo Mastella perché le due realtà sono simili: il Molise è una regione da 289mila abitanti, la provincia di Benevento ne conta poco più di 270 mila, e se le dimensioni micro del Molise portano i problemi che spingono alla (ri)unione con l’Abruzzo il Sannio ne ha di simili in Campania, essendo l’area più piccola (la città di Benevento ha la metà degli abitanti di Fuorigrotta, un quartiere di Napoli). Infatti Mastella spiega: “Il dato demografico è pressoché identico, come Regione il Molise oggi ha poche possibilità di dire la sua e con l’Abruzzo sarebbe lo stesso, mentre con noi diventerebbe una Regione di medie dimensioni e costituita da città affini per storia, economia e geografia, accomunate anche da dimensioni demografiche similari”. Nell’idea di Mastella al Molise non si unirebbe il Sannio così com’è, ma parte dei comuni della Valle Alifana, provincia di Caserta ma al confine col Molise, cedendo però qualcosa “ad esempio l’area di Sant’Agata de’Goti (più vicina al Casertano) che avrebbe qualche difficoltà”.
Un discorso che Mastella vorrebbe opporre anche alle logiche dell’autonomia differenziata: “Si comporrebbe una ‘macro-area’ interna capace di avere maggiore potestà contrattuale nel sistema binario Stato-Regioni su cui già ora s’incentra l’assetto repubblicano e che con l’autonomia si avviterebbe in un centralismo regionalistico da cui, sic stantibus rebus, resterebbero probabilmente schiacciate tanto la Regione Molise quanto la provincia di Benevento, nelle rispettive scale di riferimento”. E la convenienza per il Sannio starebbe in particolare nei contorni politico-elettorali: oggi la Provincia di Benevento elegge 2 consiglieri regionali su 51 in Campania, va da sé che col Molise il peso della dote di 270mila abitanti portati da Mastella sarebbe ben maggiore, da qui però la contrarietà di gran parte delle istituzioni molisane. L’ex sindaco di Campobasso Roberto Gravina (M5s) si espresse chiaramente in merito affermando: “Mi viene il dubbio che questa estensione dei nostri confini nasconda una voglia della provincia di Benevento di rivendicare un peso istituzionale, del resto sappiamo che la provincia beneventana ha quasi lo stesso numero di abitanti dell’intero Molise e questo le permetterebbe di lanciare un’opa sul Molise e sulla città capoluogo”. Mastella in tal senso però anche oggi rassicura: “Ma no, ho sempre detto che il capoluogo resterebbe Campobasso”, e si ritorna a Gianna, tu non prendi, se non dai.