Il presidente Paolo Scaroni e l’ad Giorgio Furlani avevano smentito più volte. E lo avevano fatto anche fermamente. Ma ora dalle carte dell’inchiesta in cui è indagato proprio l’amministrazione delegato del Milan emerge – secondo La Gazzetta dello Sport – la possibilità più che concreta che il fondo saudita Pif entri nella proprietà rossonera. In uno dei documenti arrivati nelle mani della Guardia di finanza – che indaga sulla cessione da Elliott a Redbird di Gerry Cardinale – si fa riferimento a un finanziatore, il fondo Pif appunto, a cui andrebbe il 41,7% delle quote del Milan.
Il documento in questione è denominato “Ac Milan Investor Presentation” ed era destinato a un uso interno. Gli investigatori se ne sono interessati perché la quota passerebbe di mano, come si legge nel documento stesso, “tramite il riacquisto dell’80 per cento del Vendor Loan per 487,5 milioni di dollari”. Il “Vendor Loan” è al centro degli accertamenti dei finanzieri perché dimostrerebbe – secondo la procura – che il fondo Elliott è ancora una voce in causa nella gestione del Milan, nonostante il club sia ufficialmente finito a Redbird nell’agosto 2022. Un teorema accusatorio che, se dimostrato, potrebbe avere conseguenze anche sul club sotto il profilo sportivo, anche in campo internazionale.
Il riacquisto del Vendor Loan – il prestito del venditore all’acquirente concesso da Elliott a RedBird, nel 2022, per l’acquisizione del 99,93% del Milan – è un prestito da 550 milioni, rimborsabile in 3 anni con un tasso d’interesse del 7 per cento, che RedBird ha ricevuto da Elliott. Significa che Cardinale, entro fine 2025, dovrà restituire al fondo di Singer circa 665 milioni, interessi compresi. Non si tratterebbe della prima operazione per il ricchissimo fondo pubblico saudita che vanta un patrimonio netto di 861 miliardi di dollari e che nel 2021 ha rilevato il Newcastle per 350 milioni di euro, oltre ad avere il controllo dei quattro grandi club della Saudi Pro League.