Il terremoto in casa Lazio si chiude nella mattinata di oggi, mercoledì 13 marzo, con un comunicato freddo: “La S.S. Lazio rende noto che Maurizio Sarri ha rassegnato le proprie dimissioni da allenatore responsabile della prima squadra. La Società ringrazia il tecnico per i traguardi raggiunti e per il lavoro svolto, augurandogli le migliori fortune umane e professionali. Contestualmente, il Club comunica di aver deciso di affidare la guida tecnica a Giovanni Martusciello”. Della serie: poi, si vedrà. Se lo aspettava Lotito? Forse non adesso. Ma che il rapporto si stesse logorando era nell’aria. Da mesi. Prima di arrivare all’attualità, bisogna fare qualche passo indietro e tornare a luglio, quando la Lazio di Sarri preparava ad Auronzo di Cadore la stagione. Giorni di lavoro, 16: dall’11 al 27 luglio. Volti nuovi: uno. Arrivato il 21 luglio: Castellanos. Il tutto, con Milinkovic-Savic appena passato all’Al Hilal in Arabia e con Immobile molto tentato dal seguirlo. Degli otto acquisti estivi, solo uno è arrivato (peraltro a metà ritiro) prima di agosto: gli altri (Kamada, Isaksen, Rovella, Pellegrini, Sepe, Guendouzi, Mandas) si sono presentati solo nelle settimane successive. Guendouzi e Mandas, che ora giocherà titolare al posto di Provedel, addirittura il 31 agosto e il 1 settembre.

Ora, che Sarri abbia sempre detto di odiare il calciomercato e di non volerne mai parlare in pubblico, è cosa nota. Ma l’insoddisfazione era percepibile, anche perché l’allenatore ha sempre chiesto di poter lavorare il prima possibile con la squadra già formata, vista la meticolosità tattica che ha contraddistinto il suo percorso. E non a caso verso la fine di luglio aveva cominciato a mettere in dubbio la sua permanenza nel club: è stato necessario più di un confronto interno con Lotito, che davanti ai giornalisti predicava calma, per ricucire un rapporto che sembrava sfilacciato. La crisi era nell’aria, il gruppo lavorava ma l’ipotesi di un addio già si ventilava durante il precampionato, con ripercussioni che si sono viste in seguito. Alti e bassi, prestazioni buone ma altre molto sottotono, fino ad arrivare alla partita persa in casa contro l’Udinese, che ha portato Sarri a dire basta. Dimissioni in tronco, irrevocabili, che riguardavano lui e lui solo, non il suo staff. La giornata è stata convulsa, con l’allenatore che al mattino comunicava a Lotito di voler fare un passo indietro e con il presidente che si attivava prima per convincerlo a cambiare idea, poi per cercare un sostituto: Rocchi e Klose restano delle ipotesi in stile Inzaghi, due bandiere biancocelesti che ora allenano nei settori giovanili. Ma alla fine la scelta low cost è ricaduta su Martusciello. Almeno per ora.

E i giocatori? La squadra ieri era a Formello in ritiro punitivo, deciso proprio da Lotito, che in serata ha voluto organizzare un incontro con la squadra per spiegare la situazione. Non sono mancati i momenti di tensione tra il gruppo: alcuni hanno mostrato una certa perplessità nella gestione del momento e del campionato (la Lazio è al nono posto in classifica). Un quadro evidente di come una stagione che riconsegnava la Champions ai biancocelesti non sia andata come ci si aspettava. Oggi, Martusciello ha diretto il suo primo allenamento da allenatore della squadra. “Ho dato la mia disponibilità alla società, che mi ha prospettato questa possibilità” ha dichiarato ai canali del club. “Non si può sminuire il lavoro che è stato portato a termine finora, così come nessuno potrà minare l’impegno che d’ora in poi verrà ulteriormente profuso”. E, per evitare ulteriori tensioni, è stato stabilito di concludere dopo un solo giorno il ritiro e di far tornare ciascuno a casa propria. Del terremoto, adesso, quasi sembra non esserci più traccia. Anche se l’epilogo del rapporto Lotito-Sarri fa riflettere. Anche per il futuro.

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