Il 14 luglio 2022 era stato condannato a una pena di 5 mesi e 20 giorni di carcere per rapina e lesioni personali, reati commessi quando ancora era minorenne
Da “Muschio Selvaggio” al carcere. Il trapper bolognese 23enne Medy Cartier (vero nome El Marbouh El Mehdi) è tornato in carcere. Come spiega una nota della Questura: “La squadra Mobile di Bologna ha eseguito nei suoi confronti un ordine di esecuzione per la carcerazione, emesso dal Tribunale per i minorenni di Bologna lo scorso 8 marzo. La misura segue la decisione con cui il Tribunale di sorveglianza ha dichiarato l’esito negativo dell’affidamento in prova al servizio sociale per il 23enne, in relazione alla sentenza della Corte d’Appello Sezione Minori del 14 luglio 2022 con cui veniva condannato a una pena di 5 mesi e 20 giorni di carcere per rapina e lesioni personali, reati commessi quando ancora minorenne”.
Il primo arresto risale al nel 2021 ed era stato trasmesso in una diretta Instagram, poi è stato scarcerato in seguito ad una istanza presentata dal suo avvocato. Lo scorso dicembre durante un suo concerto improvvisato al centro Gran Reno aveva scatenato risse con feriti e, poche settimane dopo, era stato fermato dalla polizia dopo un inseguimento in centro a Bologna, mentre era alla guida di un’auto senza patente. A febbraio di quest’anno il Gip del Tribunale di Roma, su richiesta della Procura della Capitale, aveva emesso nei suoi confronti una misura cautelare di divieto di avvicinamento, con braccialetto elettronico, per atti persecutori e diffamazione nei confronti dell’ex fidanzata.
“A 15 anni sono entrato per la prima volta nel carcere minorile di Bologna, dove sono stato sei mesi in attesa del processo. – ha spiegato il trapper ospite recentemente a Muschio Selvaggio – Ma diciamo che da quando ho 15 anni ho fatto avanti e indietro dai carceri Bologna, Potenza, Catanzaro e Firenze e poi anche in comunità. In tutto ho fatto un anno e nove mesi. Se mi dessi ora un milione di euro, ma in cambio dovessi andarmene da San Donato, ti direi di no. Perché mi leveresti una parte di me. Rimango della strada, della piazza. Il futuro? Tra dieci anni mi immagino sempre in San Donato, magari in una casa bellissima, forse con una moglie. Ma lì. E nel sogno i miei amici hanno tutti una bella macchina”. Poi le parole che oggi stridono con quanto accaduto: “Ora sembra che i ragazzini facciano reati per mettersi in mostra, girano con il ferro o il coltellino perché va di moda, questo mi dà fastidio. Forse però la nostra musica li ha influenzati”.