L’8 marzo, Spartaco Pupo, professore associato nel Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università della Calabria ha dedicato alle donne una citazione del filosofo Hume:

Insomma “la galanteria” sarebbe un valido antidoto alla violenza maschile. Grazie professore, siamo state delle sbadate. Abbiamo gettato alle ortiche duecento anni di femminismo, di riflessioni e analisi sulle dinamiche di potere esercitate sulle donne, decenni di battaglie per chiedere l’abolizione di leggi che hanno negato (e negano) diritti e opportunità a metà della popolazione mondiale. Tutta quella fatica e la risposta si celava in una citazione di David Hume e nella riscoperta del valore della galanteria e del paternalistico omaggio della superiorità maschile all’inferiorità femminile: d’animo e fisica. Convenzioni internazionali, commissioni Onu e studi dell’Oms sulle conseguenze delle discriminazioni sulla salute delle donne e nessuna ha mai pensato al galateo.

E’ sufficiente ricordare agli uomini quattro regolette quali aprire la portiera di un’auto, cedere un posto a sedere, porgere un fazzoletto profumato per asciugare le nostre lacrime quando siamo attraversate da muliebri turbamenti. Basta un poco di zucchero e il femminicidio va giù, il femminicidio va giù, va giù, va giù. Invece di mostrare devozione per l’omaggio del professore che ci ha ricordato, attraverso le parole di un filosofo vissuto nel 1700, come l’uomo sia superiore in mente e corpo, noi irriconoscenti femministe, abbiamo osato respingere il mansplaining in salsa di mimosa.

Il collettivo Fem.incosentineinlotta ha scritto su Instagram: “Fuori il patriarcato dalla nostra Università” ancora convinte che la violenza maschile non abbia alcuna connessione con la forza fisica o con quella d’animo ma scaturisca dall’esatto opposto, dalla paura che gli uomini hanno delle donne, della loro forza, dell’ indipendenza del loro pensiero e di qualunque cosa metta in discussione l’ego maschile. Il post su Hume ha ricevuto una pioggia di critiche e una consigliera di Unical ha chiesto al professor Pupo di “chiarire meglio” e di “contestualizzare il post perché in contrasto con il Codice di condotta dell’Ateneo”. Apriti cielo. Spartaco Pupo ha tuonato più di Zeus mentre scaccia i Titani chiamando a sé Ciclopi ed Ecatonchiri e ha denunciato linciaggio, gogna, censura.

Il senatore Fausto Orsomarso ha dichiarato “non tolleriamo l’intolleranza”, il deputato Alfredo Antoniozzi ha minacciato l’intervento di Anna Maria Bernini, ministra dell’Università e della Ricerca, e ha invocato la presa di posizione del rettore Nicola Leone. In un batter di ciglia il galateo è stato rottamato e si è passati dal porgere il fazzoletto ad un sfoderar di muscoli e a sonori pugni sbattuti sul tavolo. In soccorso del professore sono arrivati non solo politici ma anche giornalisti. Tra la cavalleria è spuntato anche Giuseppe Cruciani, il raffinato conduttore de La Zanzara, nonché profondo conoscitore di Hume, che dai suoi microfoni ha apostrofato le “femministe scatenate” poi ha mandato filosoficamente “a fanculo tutti”: commento apprezzatissimo da Pupo (ma professore, e la galanteria?). Ma la chicca finale di questa tempesta in un bicchier d’acqua è stata l’intervista che il docente universitario ha rilasciato a Massimo Clausi, direttore di Cosenza Channel: “E’ stato un attacco concentrico organizzato”. Si è trattato di squali, quindi.

Non conosco il codice di condotta dell’Ateneo calabrese ma anche a me la richiesta di modificare o prendere le distanze dal post è parsa eccessiva, comunque sia, c’è stato un lieto fine. Sull’ego ferito del professore sono piovuti centinaia di cerotti, attestati di solidarietà e di stima, abbracci morali, ovazioni e dediche. Un lusso che Michela Murgia o altre donne che sono state minacciate di morte, o di stupro, o ingiuriate pesantemente per aver denunciato discriminazioni, possono solo aver sognato. Probabilmente perché noi donne non possiamo essere galanti, tuttalpiù possiamo solo ricevere la galanteria come una concessione che può essere data o revocata. E quando viene revocata, si mette male.

E come tutte le storie a lieto fine, c’è una morale, sempre quella. Care donne, ricordate queste regole che stanno dietro la galanteria: mai criticare un uomo, mai mettere in discussione le sue certezze, mai dirgli che ha sparato una stratosferica cazzata, mai chiedergli di fare un passo indietro (solo se ti apre una porta) e soprattutto mai respingere i suoi omaggi e le sue illustri cogitazioni.

Ci sono Paesi dove le donne vengono persino ammazzate quando aprono bocca e dicono la loro. O anche solo se dicono un no!

Già.

@nadiesdaa

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