Un nuovo caso Polanski ritorna nella cronaca giudiziaria degli Stati Uniti. Il regista polacco, naturalizzato francese, andrà a processo a Los Angeles con l’accusa di aver stuprato una minorenne nel 1973, cinque anni prima di aver abusato della tredicenne Samantha Geimer. Rispetto a quest’ultimo famigerato caso, il regista polacco si dichiarò colpevole di aver intrattenuto una relazione sessuale con l’accusatrice, ma fuggì dagli Stati Uniti prima della sentenza. E la vittima ha dichiarato di averlo perdonato in più occasione. Ma proprio quel caso ha di fatto tenuto da allora il regista lontano dagli Usa e nel 2019 sia i suoi film che quelli di Woody Allen sono stati banditi.
Oggi novantenne e residente in Francia, il cineasta è atteso sul banco degli imputati il 4 agosto del 2025. Quel giorno comincerà alla Corte suprema della città californiana la causa civile avviata dopo la denuncia di una donna che all’epoca dei fatti era minorenne e che finora è rimasta anonima. “Jane Doe” – come che viene usato anche nella versione maschile John Doe quando non può essere usato il vero nome – ha presentato la sua querela l’anno scorso. Ha raccontato che una sera del 1973, dopo averlo conosciuto a una festa, accettò un invito a cena dal regista, piuttosto famoso all’epoca dei fatti, visto che aveva già firmato Repulsion, Rosemary’s baby e stava lavorando a Chinatown.
Polanski ordinò tequila anche per la ragazza, nonostante sapesse che aveva meno di 21 anni (l’età legale per bere alcol negli Stati Uniti). Dopo la cena, lei si sentì male e lui la portò nella sua villa di Benedict Canyon, dove la giovane perse i sensi. Secondo le carte depositate in tribunale, quando Jane Doe si svegliò sul letto del regista, lui la spogliò e la obbligò ad un rapporto sessuale, anche dopo che lei disse “Per favore, non farlo”. L’avvocatessa Gloria Allred ha confermato in conferenza stampa che la sua cliente all’epoca non aveva “solo meno di 21 anni, ma meno di 18”. “Ha dimostrato un enorme coraggio a intentare una causa contro un famoso regista. Le ci è voluto molto tempo per fare questo passo”, ha detto Allred ai giornalisti, aggiungendo che “sebbene l’imputato abbia continuato la sua vita come niente fosse, per lei niente è stato normale dopo”.
Il caso della donna era emerso una prima volta nel 2017 quando Geimer aveva dichiarato pubblicamente di voler chiudere il caso e andare avanti con la propria vita. Sul piano penale, i fatti sono caduti in prescrizione, come aveva detto la stessa avvocatessa Allread. All’epoca quindi non c’era stata querela poi formalizzata.