di Pietro Francesco Maria De Sarlo

Non è difficile. Mi ero appena sintonizzato sulla Maratona Mentana mentre diceva che nella sede del comitato elettorale di D’Amico si stava appalesando D’Alfonso snocciolandone il curriculum da oligarca locale del Pd. Un attimo dopo i dati dell’affluenza: da record negativo. Non conosco nulla dell’Abruzzo ‘politico’ ma ho immediatamente inviato un sms a un amico e, ancor prima degli exit poll, ho scommesso una pizza che il distacco tra la destra e il campo larghissimo avrebbe superato i 5 punti percentuali.

Se l’elettorato Pd va a votare anche turandosi il naso, anche se con sempre minore convinzione, l’elettorato del M5S fa fatica a seguire le alchimie della politica e ha una storia di travasi di bile e, al solo sentire i nomi degli oligarchi Pd per non parlare di Calenda e Renzi, gli viene la paresi alla mano. Mentre però Calenda e Renzi sono irredimibili, nei confronti del Pd c’è maggiore disponibilità. Ma solo in presenza di un reale rinnovamento: Elly sì, Bonaccini no! Chiaro?

Attenzione: senza non tanto il M5S, la cui dirigenza ha una presa modesta sul suo elettorato, ma senza i suoi elettori, e di quelli ormai disillusi dalla sinistra, ‘yo soy Giorgia’ governerà ancora tra 40 anni.

Aiuterebbe anche che gli ‘intellettuali’ del mainstream si dichiarassero, finalmente, di destra invece che di sinistra perché essere di destra è considerato da sfigati. Per esempio: Draghi e il liberismo sono di destra, come Monti, Fornero, von Der Leyen, chi propone il Mes e non chiede di riformarlo (come fa il direttore dell’Istituto Jaques Delors, Lucas Guttemberg, che è invece di sinistra). Sono di destra tutte le riforme indicate nella lettera del 2011 di Draghi-Trichet, come il Jobs act, e fatte dai governi tecnici o sedicenti di sinistra (Monti, Letta, Renzi, Gentiloni). Sono di destra tutti i giornalisti e i giornali che hanno sponsorizzato queste riforme e questi governi. Cioè un poco tutti. Da Giannini a Floris, giusto per fare un paio di nomi, e anche Giorgia Meloni lo è. Sono dalla stessa parte! Sull’Ucraina, su Gaza, sull’economia… Uffa! Ci vuole chiarezza!

Con queste premesse si potranno leggere il 22 aprile i risultati delle elezioni lucane.

A menare le danze che hanno portato allo stallo attuale sono: Pittella, Margiotta, De Filippo, Follino, il vescovo Orofino, Santarsiero, Speranza. Insomma, chiedo scusa per le dimenticanze, tutti gli oligarchi del Pd che hanno governato prima di Bardi e che sono stati succubi dei petrolieri, sono stati gli alfieri della relazione corta e del potere clientelare e hanno teorizzato il “meno siamo meglio stiamo”. Chiorazzo è figlio dello stesso brodo di coltura e quindi inadatto a raccogliere i voti degli astenuti e del 5S. Non solo: ogni volta che Chiorazzo si siede allo stesso tavolo e con pari dignità con Conte e Schlein, mentre i civici veri sono stati costantemente ignorati e avversati, si perdono voti. Non ve la pigliate con i dirigenti del M5S locale. Hanno solo cercato di fare i bravi bambini per fare il campo largo ingoiando di tutto e dividendosi nella lotta per bande del Pd suicidandosi.

È proprio contro questa storia locale del Pd che tanti lucani hanno votato il M5S in passato.
Così come a livello nazionale scordatevi i voti degli astenuti se ricicciate Gentiloni, Draghi e i governi tecnici, Letta, Bonaccini eccetera. Come si fa poi a fare una alleanza con Calenda che dice: “Speranza e Pd feudatari” quando il suo uomo in Basilicata è Pittella che di quel sistema feudale era e ne è parte? Credete veramente a Speranza quando dice: “Con Chiorazzo si vince, io? Darò una mano”? Ma da un ex segretario Pd lucano che si è fatto eleggere in Campania e in Toscana io una mano non me la farei dare.

In sintesi smettetela di fumare roba scadente, come Calenda e Speranza, se volete veramente mandare via Yo soy Giorgia.

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