La Corte d’Assise d’appello di Bologna, presieduta dal giudice Alberto Pederiali, ha disposto di effettuare una perizia sul video girato in stazione a Bologna la mattina del 2 agosto 1980 dal turista Harald Polzer. A richiedere l’esame, lo scorso 31 gennaio, erano stati i difensori dell’ex di Avanguardia Nazionale Paolo Bellini, a processo per la strage della stazione, mentre la Procura generale e le parti civili si erano opposte. Bellini, in primo grado, è stato condannato all’ergastolo e il video era una delle prove citate dai giudici per motivare la condanna.
La perizia sul video – I periti Eugenio Premuda e Giacomo Manghi avranno 20 giorni di tempo per stabilire da quale posizione sono state effettuate le riprese in stazione a Bologna la mattina dell’attentato che provocò 85 morti e 200 feriti. In particolare i magistrati vogliono stabilire se le immagini in cui si vede l’anonimo identificato come Paolo Bellini siano state riprese a bordo del treno, come sostengono la Procura generale e le parti civili, oppure se siano state fatte da terra, come ipotizzano i legali dell’imputato. Va poi accertato se quelle riprese siano state fatte nei minuti immediatamente successivi all’esplosione, oppure in un orario ricompreso tra le 12.15 o le 13.15, come sostiene la difesa Bellini, sulla base dell’orario indicato – sempre secondo i legali dell’imputato – dall’orologio di una anonima signora che appare nel video dietro l’uomo identificato come l’imputato. La perizia comincerà il pomeriggio del 18 marzo, gli esperti incaricati dalla Corte illustreranno i risultati nell’udienza fissata per il 10 aprile.
Secondo gli avvocati difensori l’ex terrorista, arrestato lo scorso giugno per le minacce alla moglie e al magistrato che lo ha condannato in primo grado, non era presente il 2 agosto 1980 quando una bomba squarciò la sala di attesa di seconda classe e provocò 85 morti e 200 feriti. Per i legali di Bellini nei fotogrammi c’è la prova che l’uomo ripreso in stazione la mattina dell’attentato, il 2 agosto 1980, e identificato dall’ex moglie Maurizia Bonini come l’ex terrorista reggiano sarebbe in realtà un’altra persona.
Le dichiarazioni di Bellini su Mossad e sul fratello – Bellini ha poi chiesto di rendere dichiarazioni: “Il Mossad era a Bologna il 2 agosto. A Bologna c’era Kram, e poi un uomo e una donna, noti esplosivisti. Lo sapeva Ugo Sisti e mi ha detto tutto” ha detto l’imputato facendo un discorso spesso confuso e ripercorrendo diversi argomenti, dal rapporto col procuratore capo di Bologna di allora, Ugo Sisti, ai suoi spostamenti la mattina della strage della stazione. L’ex di Avanguardia ha spiegato che sia lui, che il fratello, Guido Bellini, avevano ricevuto da Sisti “compiti precisi”. Guido Bellini avrebbe dovuto entrare in rapporto con i palestinesi per ricucire il lodo Moro, mentre lui, Paolo Bellini, avrebbe dovuto fotografare i palestinesi a Bologna, nell’ospedale di Reggio Emilia e a Firenze, con determinate caratteristiche fisiche per individuare eventuali terroristi. “Io non sto dicendo che a fare la strage di Bologna sono stati i palestinesi, io dico quello che ho fatto io in quel periodo. Noi abbiamo fatto tutto quello che dovevamo fare per ricucire il lodo Moro”. La pista palestinese, ampiamente indagata in passato, è stata in più sedi ritenuta falsa.
Le dichiarazioni sull’ex procuratore – “Ugo Sisti mi affidò alcuni incarichi. Uno dei quali nel 1980, a Bologna, dopo il funerale di Vittorio Bachelet, che era caro amico di Sisti, Sisti infatti era distrutto. Mi misi a disposizione e poco tempo dopo al Santuario di Pietralba, tra Trento e Bolzano, mi fecero fare un giuramento, conservo ancora il santino, che era una cartina di tornasole se qualcuno mi contattava: per riconoscerli o si presentavano con lo stesso santino o c’era un codice telefonico dal quale io risalivo ad un numero di telefono loro – ha detto l’imputato -. Era dopo il ritrovamento dei missili di Ortona. Bisognava trovare il modo di far rilasciare Abu Saleh. Io dovevo fotografare tutti coloro – a Bologna o all’ospedale di Reggio Emilia dove c’erano feriti del Fplp – e tutti quelli che avevano le caratteristiche fisionomiche di palestinesi”. Bellini ha poi aggiunto: “Con Sisti abbiamo fatto quello che si doveva fare. Sisti faceva parte del gruppo di amici di Flaminio Piccoli. Bachelet anche era stato amico di tutti loro. Erano tutti uniti da un principio preciso: cattolici al cento per cento. Da Scalfaro, a Bachelet a Piccoli”.
“Sono innocente” – “Io non sono responsabile della strage di Bologna. La mia ex moglie Maurizia Bonini non mi ha mai coperto, nella sua fantasia dice che mi ha coperto, ma fate gli incroci con tutte le intercettazioni. Vengo massacrato da quarant’anni sulla storia di Bologna” ha dichiarato l’imputato ai giudici. Bellini, durante il suo discorso, è tornato più volte a chiedere un confronto in aula con l’ex moglie Maurizia Bonini, che durante il processo di primo grado ha smontato il suo alibi per il giorno della strage. La sua sostenuta presenza a Rimini aveva portato all’archiviazione della sua posizione per il massacro della stazione, proscioglimento che era stato revocato proprio con l’introduzione agli atti dell’inchiesta delle immagini estrapolate dal filmino del turista e dalle dichiarazioni di Bonini.
“Io non ho da spartire nulla con la strage di Bologna, io so che non sono il signore del filmino. Io non sono un terrorista e alle 9 del 2 agosto ero a Rimini”, ha sottolineato per l’ennesima volta l’imputato, ricostruendo gli spostamenti e il tragitto fatto in auto con i familiari per raggiungere l’albergo al Passo del Tonale, “dove arrivammo alle 17.45-18”. Concluse le dichiarazioni spontanee di Paolo Bellini, il presidente della Corte, Alberto Pederiali, ha rinviato il processo al 10 aprile. Bellini la prossima udienza seguirà il dibattimento in videocollegamento dal carcere di Spoleto, dove è detenuto dallo scorso giugno.
L’intercettazione – Contro Bellini c’è anche altro particolare, emerso da un’intercettazione ambientale del 1996, che aveva portato la procura generale a chiedere di indagare sulla primula nera di Avanguardia nazionale: Carlo Maria Maggi, ex capo di Ordine Nuovo, condannato per la strage di Brescia, parlando con il figlio disse di essere a conoscenza della riconducibilità della strage di Bologna alla banda Fioravanti e che all’evento partecipò un “aviere“, che portò la bomba. Bellini era infatti conosciuto nell’ambiente della destra per la passione per il volo tanto che conseguì il brevetto da pilota.