Televisione

Alda Merini voleva essere ricordata come la poetessa della gioia, di lei mi mancano le risate e le sfuriate”, Giovanni Nuti ricorda l’artista che sarà celebrata stasera su Rai Uno

Stasera in onda in prima serata su Rai Uno “Folle d’amore - Alda Merini”, il film per la tv di Roberto Faenza, che racconta la biografia di una delle poetesse più amate di sempre. Il film, si conclude con “Lirica Antica”, un brano interpretato e composto da Giovanni Nuti, che ha musicato una delle poesie più famose e apprezzate della poetessa milanese

Questa sera Rai Uno omaggia la grande poetessa Alda Merini con “Folle d’Amore-Alda Merini” di Roberto Faenza con protagonista assoluta Laura Morante assieme a, tra gli altri, Federico Cesari, Rosa Diletta Rossi, e Giorgio Marchesi. La scena è incentrata a Milano, sui Navigli, a Ripa di Porta Ticinese, dove c’è un appartamento la cui porta è sempre aperta. A varcarla sono intellettuali, cantanti, giornalisti, ma anche semplici curiosi. Sono tutti lì per lei, Alda, 70 anni, unghie smaltate, sigaretta sempre accesa, un caos in cui si trova a suo agio. Ma cosa la rende così speciale? La sua poesia, certo, ma anche la sua vita senza mezze misure che lei stessa, con ironia e sagacia, racconta a un giovane intellettuale, Arnoldo.

Il film, si conclude con “Lirica Antica”, un brano interpretato e composto da Giovanni Nuti, che ha musicato una delle poesie più famose e apprezzate della poetessa milanese. Giovanni Nuti incontra Alda Merini nel 1993 e dalla loro collaborazione, che la poetessa definiva “matrimonio artistico”, sono nati diversi spettacoli che li vedono protagonisti insieme sul palcoscenico e numerose incisioni.

Com’è nata l’idea di un coinvolgimento per la colonna sonora del film “Folle D’amore – Alda Merini”?
Sono entrato nel progetto del film in una fase avanzata. Roberto Faenza, che ringrazio per avermi dato questa opportunità e responsabilità artistica, voleva concludere il film con le parole di Alda e con la “vera” Alda Merini recitante e con i suoi versi poetici che diventassero una canzone.

Come è stata scelta “Lirica antica”?
Ho musicato più di 100 poesie di Alda. La scelta è caduta su uno spezzone live dal Teatro Strehler con Alda che “dice” la sua poesia “Lirica antica”. La canzone si apre appunto con le parole di Alda recitante. La poesia “Lirica antica” appartiene alla raccolta “Tu sei Pietro” pubblicata nel 1961, appena prima del suo ricovero al Paolo Pini. Ma il desiderio d’amore di Alda lottava da sempre con il disagio psichico. Già a 16 anni, nel 1947, rimase ricoverata per un mese a Villa Turro.

Di cosa parla?
La poesia sembra denunciare la sua impossibilità di amare perché la sua anima è come prigioniera nell’ “incantesimo amaro” del “buio” con una “fosca catena” che le lega le mani come le fascette che legano i polsi ai malati in manicomio. In questa sua condizione sa che solo l’amore potrebbe salvarla e chiede aiuto “caro, dammi parole di fiducia”. A contrasto di quelle immagini oscure, l’immagine luminosa della persona amata le sembra un sogno: “amore mio ho sognato di te come si sogna della rosa e del vento”.

Cosa rappresentano la rosa e il vento?
Due immagini che richiamano immediatamente la Bellezza e lo Spirito. Alda amava il vento (“nessuno mi pettina bene come il vento” diceva in un suo aforisma): il vento rappresenta la libertà e lo Spirito che, come dice il Vangelo, nessuno può contenere “soffia dove vuole”. E le rose: le rose dei giardini del manicomio, le rose che rubava la notte; le rose che metaforicamente “mangiava” perché erano l’unico cibo di bellezza che le fosse rimasto in quel luogo di dolore, e poi le tre rose rosse “portami tre rose rosse” della poesia “Prima di venire” e, qui, il ricordo è molto personale le “tre rose rosse” che le portavo ogni volta che andavo a trovarla nella sua casa sui Navigli. Ecco con la mia musica e la mia interpretazione ho cercato di esprimere tutto questo.

Cosa ti ha colpito del film?
Non ho avuto l’occasione di vedere in anteprima il film per intero. Ho visto alcune anticipazioni e indubbiamente mi hanno colpito le scene del manicomio, che sono potenti e drammatiche. Ma è altrettanto bello il percorso di rinascita di Alda propiziato dal dottor Gabrici, un medico illuminato che la sottrasse agli elettroshock, iniziò un trattamento di psicoterapia e che le permise di tornare a scrivere mettendole a disposizione una macchina per scrivere. Io ho conosciuto il dottor Grabrici, un uomo straordinario a cui Alda dovette la sua salvezza.

C’è qualcosa che ti manca di più di Alda?
Tutto. Alda non era solo una straordinaria poetessa, il ‘Dante del Novecento’, come la definì Ennio Morricone in un’intervista, ma anche una maestra di vita, una donna che con la sua umanità e intelligenza del cuore lasciava un segno profondo in tutti quelli che la incontravano. Mi manca la quotidianità: le sue telefonate, le sue sfuriate contro il mondo, le sue barzellette, le sue risate. Ma Alda è sempre con me. Mi disse prima di morire: ‘tu sei stato la mia musica e la mia gioia. Porta avanti le nostre canzoni’.

Qual è il suo insegnamento più prezioso che custodisci gelosamente?
Alda mi ha insegnato ad apprezzare ogni momento della vita, le piccole cose ma anche i dolori. È l’esperienza del dolore che ci fa crescere che ci fa apprezzare la gioia. Lei diceva che voleva essere ricordata come la poetessa della gioia.