“Ricandidarmi a sindaco di Napoli? Ci vogliono 2 anni, ma ci sto pensando seriamente, nel senso che dire oggi che mi ricandiderò è una sciocchezza ma sicuramente non lo escludo, contrariamente a quanto sostenevo un anno fa. Quindi, è una prospettiva ipotetica ma anche possibile”. Sono le parole dell’ex sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, che ai microfoni de L’Italia s’è desta, su Radio Cusano Campus, spiega le ragioni della sua decisione, dopo aver temporaneamente lasciato il ruolo di portavoce di Unione Popolare: “Innanzitutto mi entusiasma molto la politica dal basso, vivo a Napoli e amo profondamente questa città. Ma il vero motivatore della scelta che sto maturando è il sindaco attuale di Napoli (Gaetano Manfredi, ndr), che sta svuotando di energie la città e sta amministrando in maniera assolutamente fallimentare. Questo mi preoccupa e mi indigna, da cittadino e da politico”.
L’ex magistrato commenta poi l’impressionante dato sull’astensionismo alle elezioni locali e politiche in Italia: “L’astensionismo in Italia va sempre peggio, secondo me per la classe dirigente politica degli ultimi anni, che poi è la responsabile principale della scarsa attrattiva per gli elettori e del calo di partecipazione al voto, non conviene porre all’attenzione il dato sull’astensionismo, perché meno partecipazione c’è, meno ricambio politico esiste. Poi alcune leggi elettorali non hanno aiutato, ma non andare a votare non è la ricetta, perché se non vai a votare andrà sempre peggio”.
E stronca il centrosinistra parlamentare: “Quando penso alla sinistra, non mi viene certamente in mente l’opposizione che c’è in Parlamento, perché quella non ha quasi nulla di sinistra. Penso soprattutto al Pd degli ultimi 20-30 anni. E invece la sinistra esiste tra le associazioni, i cittadini, i movimenti, i sindacalisti, gli amministratori locali. C’è insomma una istanza di sinistra e per sinistra intendo la giustizia sociale, ambientale ed economica, l’uguaglianza, la questione morale, il pacifismo, il femminismo e tante altre questioni. Poi c’è chi confonde sinistra e Pd, che ha tradito la sinistra, ma questa esiste”.
De Magistris sottolinea: “La sinistra, se vuole riconquistare forza, deve acquisire innanzitutto coerenza e credibilità. E ci vuole una rottura, che deve venire dal basso e che non potrà mai arrivare dall’alto. Noi vedremo in Abruzzo vincere la destra, poi magari si va in Basilicata e vince un’altra volta, poi vai da un’altra parte e vincerà il centrosinistra, ma non vedi quel respiro che fa entusiasmare gli elettori. Gli unici che a livello nazionale avevano suscitato questa voglia erano stati i 5 Stelle. Poi si sono incastrati nel sistema. E il sistema è pericoloso e difficile. Quando governi prima con Salvini, Berlusconi, poi Draghi e il Pd, che rivoluzionario sei?”.
Riguardo al governo Meloni, osserva: “Questo è il primo governo di destra-centro che ha avuto la Repubblica: ovviamente di questo esecutivo non condivido assolutamente nulla e penso che stia andando anche peggio di quello che si poteva immaginare, ma ha comunque una sua impostazione politica. I tratti della destra li vedi in questa maggioranza che è stata legittimamente eletta e che porta avanti non l’idea di governo tecnico, ma di un pensiero politico, come l’autoritarismo, la verticalizzazione del potere e altre cose che stiamo vedendo. Tuttavia – puntualizza – la destra in Italia vince non solo per i suoi meriti, ma anche perché il centrosinistra ha completamente tradito i suoi valori. Se si guarda il tradimento della Costituzione negli ultimi 20-30 anni, non ci vede soltanto i governi di centrodestra, anzi: forse l’operazione principale di smantellamento della Costituzione l’hanno fatta i governi di centrosinistra. Quindi, se fai questo e perdi coerenza, per riconquistare la fiducia degli elettori di centrosinistra ci vuole tempo”.
L’ex sindaco di Napoli dissente dal progetto Pd-M5s: “Non è che fai il campo largo, largone o larghetto e poi praticamente diventi un’alternativa al governo delle destre. Si deve fare un lavoro che è lungo e complesso, come il radicamento sul territorio, il cambiamento della classe dirigente, il ritrovamento della coerenza. Quando sento parlare la Schlein, mi dico: ‘A parole, questa fa una svolta che sembra di sinistra’. Però poi vai a vedere le azioni concrete e noti che si barcamena, dà un colpo al cerchio e un altro alla botte, bada agli equilibri interni, le sue azioni sono diverse dalle parole”.
E conclude: “Ecco perché dico che la sinistra c’è, ma non nel palazzo. E il campo largo, che capisco possa essere un’operazione giusta, non potrà mai affascinare l’elettorato e portare a un cambiamento della politica, perché è un’operazione di palazzo. Molti non vanno a votare proprio perché hanno capito che non c’è una vera proposta alternativa, soprattutto su temi come la questione morale, la guerra, l’ambiente, l’economia”.