Trash-Chic

Debutti e annunciazioni: al San Carlo La Norma, la prima volta del Papa a una Biennale d’arte. Geppy e Lorenzo Gleijeses, padre e figlio, ne Le Cinque Rose di Jennifer sono due femmine pazzesche

Anna Pirozzi, soprano napoletano, tra i piu’ richiesti in tutti i palcoscenici del mondo, prima di darsi al bel canto si è trovata come tutti noi al bivio di scelte esistenziali. Continuare a giocare a rugby o diventare la nuova Callas? Lo sport avrà una rugbista in meno ma abbiamo guadagnato una voce di una tale potenza…E quando attacca con Casta Diva l’intensità di Spargi in terra quella pace… rivolto a tutti gli oppressi del mondo, sembra divorare tutto il parterre del Teatro San Carlo.

Una storia di amore tradito e di vendetta, la tragedia di Vincenzo Bellini è ambientata in Gallia durante la dominazione dell’impero romano. Ma nel nuovo allestimento il regista Justin Way sostituisce l’esercito d’occupazione romano con quello austriaco. Norma è stata l’amante segreta di Pollione, il proconsole romano. Dalla relazione clandestina sono nati due figli, allevati all’insaputa di tutti dalla fedele Clotilde. Ma Pollione si innamora della giovane novizia Adalgisa ignara della relazione tra lui e Norma… La storia della sacerdotessa sospesa tra essere guida del suo popolo e donna innamorata ha un tragico epilogo, inutile spoilerare tanto lo conoscete già.

Vi piaccia o no. Siamo tutti un po’ arabi nel Dna, veniamo da li’. Finisce cosi’ Il Lupo e La Luna (Bompiani) dove Pietrangelo Buttafuoco alla carta stampata sostituisce la macchina del teatro e il racconto scritto si fa cuntù delle parole rivelate e ritorna all’antica forma di narrazione orale fra i popoli del mediterraneo. E la narrazione diventa un ponte fra occidente e oriente. Vi piaccia o no, Buttafuoco, neo presidente della Biennale d’Arte, ha fatto un goal e si è aggiudicato il “Campionato del mondo” di tutte le Biennali “. Il Papa per la prima volta andrà a visitarne una, cominciando proprio dal padiglione del Vaticano. Non il giorno dell’inaugurazione, il 20 aprile, ovvio. Non vi dico il giorno cosi’ non lo subissate con richieste inappropriate: vengo anch’io.

Una straordinaria coppia Geppy e Lorenzo Gleijeses, padre e figlio, al Teatro Sannazaro celebrano la diversità di genere ante-litteram. Belli come attori. Belli travestiti da donna. Sono la quintessenza della teatralità. Vent’anni fa li chiamavano femminielli. Oggi si usa il termine piu’ sofisticato “queer” ed e’ diventato di moda. E proprio ventitré anni fa fa il testo scritto dal drammaturgo Annibale Ruccello Geppy lo porto’ a teatro. Non c’erano ancora i social e le radio libere erano strumenti di distrazione e di consolazione di massa. Si chiamava in diretta e si chiedeva la canzone del cuore con dedica. Si ride ma si legge in controluce il dramma della solitudine e il sottofondo di canzoni da “Tu mi fai girare come una bambola” di Patti Pravo a “Senza fine” di Ornella Vanoni è un po’ la colonna musicale della nostra vita. Jennifer/Geppy le canta in playback e le mima, gesticola, mentre si trucca, si apparecchia scintillante e si prepara all’incontro con Franco che è scomparso da tre mesi e non si presenterà. Entra invece in scena Anna/Lorenzo, ha debuttato a 9 anni con li padre, ma a 20 anni ha fatto il suo percorso di crescita lavorando con Lindsay Kemp e con l’Odin Teatret che mette il corpo al centro dell’azione teatrale. Ha imparato dal padre: Il teatro, quando cala il sipario, è soprattutto fatica e sudore.