Cronaca

“Io lavoro, non ho fatto nulla di male”: la storia del 23enne picchiato dai carabinieri a Modena. Il barcone, i servizi sociali, la carriera da cuoco

Ha attraversato il Mediterraneo a bordo di un barcone nel 2017, quando ancora era minorenne, e poi, una volta a Modena, ha trovato lavoro come lavapiatti. Andando avanti nel tempo è stato promosso ad aiuto-cuoco e ora lavora regolarmente in un ristorante della città emiliana. È la storia del giovane che martedì 12 marzo, mentre si trovava alla fermata dell’autobus per andare al lavoro, è stato controllato, malmenato e arrestato da un carabiniere, come testimonia il video di un passante. “Hanno preso un granchio, la persona sbagliata. Sono sei anni che lavora per questo locale, non ha mai fatto nessun errore. Non ha ancora capito cosa gli è successo”, racconta Mario Campo, il titolare del ristorante pasticceria siciliano “Cirisiamo” di Modena dove lavora il 23enne guineano. “Si sono accaniti con una violenza non necessaria. Se una persona si oppone a un controllo legittimo va contenuta, non picchiata”, sottolinea l’avvocata del ragazzo Barbara Bettelli.

Nel corso dell’udienza di convalida in tribunale, prima di essere rimesso in libertà, il 23enne ha dichiarato di essere stato “picchiato al volto e a una gamba” e di non aver provocato danni all’auto di servizio dei carabinieri. L’udienza si è svolta mercoledì mattina, prima che iniziasse a circolare il video sui social. Il giovane – secondo quanto riferito dalla sua legale – ha riferito al giudice di trovarsi alla fermata dell’autobus per andare al lavoro quando è stato controllato. Non aveva con sé i documenti e avrebbe detto ai militari, riferisce la sua avvocata, che avrebbe potuto chiamare un amico che glieli avrebbe portati. A quel punto sarebbe stato però invitato a salire in macchina per andare in caserma e lui non voleva. “In udienza è stato detto che è stato controllato perché sembrava sospetto. Ma non c’era a mio avviso nessun indizio che stesse commettendo un reato”, spiega la legale.

“Mi chiama ‘papà Mario‘, l’ho cresciuto professionalmente. Lavora qui da sei anni. È arrivato col barcone, ha preso la protezione internazionale e attraverso l’assistente sociale è arrivato a lavorare qui, prima come lavapiatti, poi ha fatto carriera ed è cuoco ai secondi”, racconta il ristoratore modenese. Ieri mattina “è capitato che non aveva i documenti in tasca ma a casa, e gli hanno detto che lo dovevano arrestare. Non hanno usato la delicatezza di prendere per buono quello che gli diceva, pensavano fosse sospetto ma hanno preso un granchio grosso e qualcuno ne pagherà le conseguenze. È uno di quelli che ha fatto il percorso giusto: in Guinea sta costruendosi la casa, manda i soldi ai genitori. Non si può fare di tutta l’erba un fascio”, sottolinea ancora Campo.

Ancora non sto bene, sono in ospedale e ho fatto i raggi“, spiega il ragazzo. “Non mi hanno ascoltato quando gli ho detto che volevo chiamare un amico per i documenti, ma hanno iniziato a picchiarmi e volevano buttarmi dentro la macchina”, ha ribadito. E sottolinea: “Voglio denunciare. Mi hanno picchiato senza motivo, io non ho fatto nulla. Io lavoro, non ho mai fatto nulla di male”. Intanto i due carabinieri coinvolti sono stati temporaneamente reimpiegati in altri incarichi, come rivela un comunicato ufficiale dell’Arma modenese. Il materiale multimediale è stato acquisito dai Carabinieri di Modena e trasmesso alla Procura della Repubblica per le valutazioni di competenza”, si legge nella nota.

Come sottolineato dai parlamentari modenesi del Pd Stefano Vaccari e Maria Cecilia Guerra, l’uso della forza in casi eccezionali non può giustificare un abuso: “L’uso della forza da parte delle forze dell’ordine non può mai essere sproporzionato, altrimenti diventa abuso, e infanga la divisa che si indossa”. “Sicurezza e legalità – aggiungono – sono un diritto per tutti i cittadini, compresi quelli sottoposti a controllo e fermo da parte delle forze dell’ordine. Indossare la divisa dell’Arma è un onore e un onere, e per questo non dubitiamo sarà fatta piena luce su quanto accaduto, e sanzionate eventuali condotte che nulla hanno a che fare con la professionalità con cui sono soliti agire i Carabinieri”.

I sindacati dei carabinieri rivendicano l’importanza di non passare a provvedimenti frettolosi: “Sebbene sia doveroso attendere con piena fiducia le conclusioni degli accertamenti eventualmente svolti delle Autorità competenti, è doveroso garantire che nessuno sia vittima di provvedimenti ‘affrettati e incisivi’ per compiacere la platea o per rendere un messaggio di ‘giustizia sommaria’, anche solo interna o di natura amministrativa”, scrive in una nota Giovanni Morgese, segretario generale Nsc Emilia-Romagna.