Niente passo indietro. Anzi, Emmanuel Macron “rivendica” le sue affermazioni sull’invio di truppe europee in Ucraina: “Noi abbiamo un obiettivo: la Russia non può e non deve vincere“, ha dichiarato il presidente francese in un’intervista a reti unificate ai principali telegiornali del suo Paese. Antonio Tajani, intanto, torna ad opporsi all’opzione: “Lo escludo”.
“Rivendico di evocare questa possibilità“, ha affermato il presidente francese: “Abbiamo messo troppi limiti al nostro vocabolario. Non siamo in un’escalation. Non siamo in guerra contro la Russia, ma non dobbiamo lasciarla vincere”, ha affermato Marcon. Dieci giorni fa le sue dichiarazioni avevano diviso i Paesi Nato e Ue (Palazzo Chigi aveva commentato con: “Ipotesi non contemplata”), ma il presidente francese va avanti per la sua strada. “Non siamo sicuri di farlo – ha aggiunto – non siamo attualmente in questa situazione, ma per il momento non escludiamo questa opzione“. Macron sottolinea anche che “se le cose dovessero degenerare sarebbe ancora una volta soltanto responsabilità della Russia“.
“Quando si ha l’arma nucleare, non è appropriato pronunciare minacce” ha detto il presidente francese tornando sulle dichiarazioni di Vladimir Putin negli ultimi giorni. Il presidente francese ha ammesso di non aver più parlato con il capo del Cremlino “da diversi mesi”: “Gli ho parlato ogni volta che è stato necessario”. “Il nucleare non è uno strumento di minaccia. La capacità nucleare è per la sicurezza”, anche “dei francesi” ma è anche “una responsabilità”, ha aggiunto. “Se la Russia vincesse, la vita dei francesi cambierebbe“, ha detto Macron. “Chi può pensare che il presidente Putin si fermerà qui?”, si interroga ritenendo che in Ucraina “sia in gioco” la “sicurezza” della Francia.
Macron ammette però che “la controffensiva ucraina non è andata come previsto”: “La situazione è difficile per gli ucraini. Hanno dei limiti in termini di uomini perché la Russia è un paese più grande”, ha spiegato Macron aggiungendo che “la situazione sul fronte è estremamente fragile“. “Volere la pace non significa scegliere la sconfitta, ma essere credibili, essere forti e pronti”, ha sottolineato in diretta tv: “Affermare che noi non risponderemo, che saremo deboli, significa essere già sconfitti”, ha concluso.
Tutto questo mentre in Francia cresce il dibattito sul cambio di linea dello stesso presidente Macron. Le monde ha puntato l’attenzione sulla sua “metamorfosi” che lo ha visto passare da “colomba” a “falco“. All’inizio del conflitto – e per un lungo periodo – Emmanuel Macron ha chiesto a gran voce di “non umiliare Putin”, tanto da provocare la reazione del ministro degli Esteri ucraino: “Così è lui che umilia i francesi”, gli rispondeva Dmytro Kuleba. Adesso però la sua posizione è cambiata, tanto da suggerire l’invio di truppe francesi ed europee in Ucraina.
Le frasi di giovedì sera hanno costretto il governo italiano a tornare a intervenire. Lo ha fatto il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani a Prima di domani su Rete4 che ha risposto a una domanda su quanto dichiarato da Macron: “Escludo” l’invio di truppe in Ucraina, “perché noi vogliamo la pace, vogliamo che ci sia una trattativa, ma non vogliamo fare la guerra alla Russia. Lo ha ribadito anche il mio collega della Difesa, non ci pensiamo neanche a mandare le truppe a combattere”, quello che fa l’Italia è “aiutare l’Ucraina a difendersi“. “È diverso da mandare truppe italiane a combattere contro i russi”, ha spiegato Tajani.