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Moby Prince, nasce la terza commissione d’inchiesta: il presidente sarà Pittalis (Fi). “Può fare luce sulle tante zone oscure sul disastro”

Sulla strage del Moby Prince il Parlamento indagherà con una terza commissione d’inchiesta dopo quella del Senato che ha concluso i suoi lavori nel 2018 e quella della Camera che ha lavorato fino al 2022. Ora il nuovo organismo, che sarà presieduto da Pietro Pittalis, deputato sardo di Forza Italia. Nel disastro navale della sera del 10 aprile 1991, quando il traghetto entrò in collisione con una petroliera ancorata in rada a Livorno, morirono 140 persone tra passeggeri e membri dell’equipaggio della nave diretta a Olbia. “Mi impegnerò al massimo – dichiara – perché il lavoro della Commissione possa contribuire a fare definitivamente luce sulle tante zone oscure che ancora permangono su uno dei disastri più drammatici della storia del nostro Paese, una vicenda drammatica che tocca ancora oggi le corde del cuore e della ragione. Lavoreremo in sinergia con autentico spirito bipartisan, facendo tesoro del prezioso lavoro delle commissioni presiedute dagli onorevoli Silvio Lai e Andrea Romano“.

Ad accompagnare il primo atto della commissione con l’elezione del presidente ci sono come sempre le associazioni dei familiari delle vittime che ringraziano tutti i partiti e si augurano che la nuova commissione “possa completare il lavoro fatto fin qui dal Parlamento e mettere la parola fine su questa tragica vicenda” scrivono in una nota Luchino Chessa (associazione 10 aprile) e Nicola Rosetti (associazione 140). “Grazie alle due precedenti commissioni di inchiesta – ricordano le associazioni – che hanno fatto un ottimo lavoro in spirito bipartisan“. L’ultima commissione era decaduta nel 2022 perché si era interrotta la legislatura per la caduta del governo Draghi. I familiari ricordano tra l’altro le parole usate dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione del trentesimo anniversario: “Sulle responsabilità dell’incidente e sulle circostanze che l’hanno determinato è inderogabile ogni impegno diretto a far intera luce”.

La commissione è nutrita di parlamentari toscani e sardi, due regioni legate idealmente dalla strage di 33 anni fa. “Abbiamo il dovere di proseguire il lavoro di indagine su tutte le responsabilità del disastro, esaminare le comunicazioni intercorse, verificare le procedure di soccorso e appurare ogni atto volto ad ostacolare l’accertamento delle cause – dice Chiara Tenerini, componente della commissione per Forza Italia – Da livornese e unica rappresentate del territorio in Commissione avverto tutta la responsabilità di questo compito e lo porterò avanti con il massimo impegno”. Il lavoro della commissione, aggiunge Simona Bonafè (Pd), ripartirà da quello svolto nelle due scorse legislature, che “ha fatto chiarezza su molti punti controversi emersi nel corso delle prime indagini. Il cammino per la piena verità dei fatti su uno dei disastri più gravi nella storia del nostro Paese è necessario anche per dare risposte alle famiglie delle vittime che non si sono mai arrese e per sanare una ferita ancora aperta per la città di Livorno”. Giorgio Fede (M5s) sarà uno dei vicepresidenti: “Depistaggi e modalità poco chiare con cui sono state condotte le indagini – dichiara – hanno fatto sì che non si raggiungesse la verità. Ecco perché, dopo aver perso un concittadino (di San Benedetto del Tronto, ndr) in quel tragico incidente, il marittimo Sergio Rosetti, ritengo fondamentale il lavoro del Parlamento”. “Ora è il nostro turno – conclude – continuare sulla strada della verità, noi lo faremo con il collega Andrea Quartini, del M5S. Lo dobbiamo alle vittime. Lo dobbiamo ai loro familiari. Lo dobbiamo al Paese”.