di Gianluigi Perrone*

Come era prevedibile, dopo diverse interrogazioni, TikTok viene bandito dagli Stati Uniti. O almeno viene bandito in quanto compagnia cinese. The House of Representative dà a Bytedance, la compagnia che ne detiene i diritti e l’algoritmo, 165 giorni per vendere a una compagnia americana, pena il ban dal mercato americano e presumibilmente anche dal resto dell’Occidente, viste le recenti influenze della presidenza Biden sul Congresso europeo.

Il Ceo di Tik Tok Shou Zi Chew invoca il Primo Emendamento e lamenta preoccupazione per la limitazione della libertà nei media statunitensi, il che è paradossale considerando che tutti i social network occidentali sono banditi in Cina. Un paradosso che non mancherà tuttavia di generare una serie di reazioni a effetto domino, sia da parte della Cina che delle borse internazionali.

Se Tesla e Apple, che potrebbero essere i principali agenti sul territorio cinese colpiti da una ipotetica (molto probabile) risposta di Pechino, subiscono un sensibile indebolimento in borsa, è evidente che i competitor di TikTok (Snapchat, Instagram Reels) potrebbero trarne vantaggio.

Il sistema di promozione dei social network prevede una triangolazione promozionale. In breve, se vuoi monetizzare dal tuo canale Twitch devi attrarre utenza da Youtube, promuovendo quei video su Instagram e TikTok, oppure, se vuoi essere popolare e monetizzare su OnlyFans, dovrai alimentare la tua popolarità su TikTok. Sicuramente nessuno dei rappresentanti della House of Representative lo sa e probabilmente non si preoccupa particolarmente dei 300mila (ma sicuramente molti milioni di più non ufficiali) che rimarranno senza il lavoro di influencer. Nel video del mio canale Youtube, Mind Cathedral, mi chiedo se gli Usa facciano bene a colpire la più grande comunità mediatica moderna del pianeta.

Il governo cinese potrebbe tuttavia guardare a questa situazione non come una sorpresa né come un grande problema, visto che tratteggia una situazione che in Cina è esistente. Prevedendo in remoto uno scenario in cui i poliziotti americani fermano i ragazzini per controllare che non abbiano installato TikTok sul telefonino, chi vive in Cina conosce bene ogni possibile metodo per aggirare il Great Firewall, ovvero il sistema che impedisce a siti e app occidentali di entrare nell’internet cinese. Vi sono servizi di Proxy (VPN) che permettono di trasmettere la propria connessione su server di altri paesi e quindi aggirare il blocco.

L’intenzione americana è quella di bloccare la raccolta di dati statunitensi da parte del governo cinese, utili per l’alimentazione delle proprie applicazione di intelligenza artificiale, anche in ambito bellico, in accordo con le disposizione rilasciate nella recente Doppia Assemblea Governativa di Pechino (Lianghui), durante la quale è stata data priorità allo sviluppo tecnologico in questa direzione.

Si prevede un ennesimo effetto boomerang per gli Usa. E suona ironico come un comunicato recente della Cia abbia rivelato che i funzionari governativi cinesi abbiano come piano principale “lasciare che gli Stati Uniti si autodistruggano”.

*CEO di Polyhedron VR Studio a Pechino

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